Ha tempo fino a settembre, don Francesco Spagnesi, per decidere se abbandonare la Chiesa o andare incontro al processo canonico. E’ il bivio che il vescovo di Prato, Giovanni Nerbini, ha messo davanti all’ex parroco della Castellina ed ex correttore della Misericordia, arrestato a settembre del 2021 e condannato a 3 anni e 8 mesi di reclusione per avere importato droga dall’estero e averla ceduta agli ospiti degli incontri a luci rosse che organizzava a casa del compagno, anche lui arrestato e condannato. La volontaria riduzione allo stato laicale, pena massima prevista per un sacerdote, eviterebbe l’apertura del processo che, in ipotesi, potrebbe portare alla stessa soluzione. La fase preliminare del procedimento si è intanto conclusa: tutto il materiale necessario ad una prima valutazione è stato inviato alla Congregazione per la dottrina della fede della Santa Sede, organo che giudica i delitti contro la fede e delitti più gravi commessi contro la morale e contro la celebrazione dei sacramenti. Due censure erano state già adottate dal vescovo Nerbini nei confronti di don Spagnesi: il divieto di celebrare la messa e di amministrare i sacramenti.
A carico di don Francesco Spagnesi anche altre due accuse che così come sono entrate nel processo penale, entrerebbero in quello canonico: appropriazione indebita per avere acquistato la droga – si parla di gbl e cocaina – con i soldi della parrocchia e della Misericordia, e truffa per avere chiesto e ottenuto offerte in denaro dai fedeli con la scusa di aiutare le famiglie povere ma in realtà usati per tutt’altre faccende.