“Mi chiamo Galia, vengo dall’Ucraina dell’ovest. Mercoledì mattina mi sono svegliata dal suono delle sirene, impaurita e con la mia famiglia abbiamo deciso la mia partenza. Mi fa effetto stare qua e sentire le notizie che arrivano dall’Ucraina , dove ho lasciato la famiglia, madre e padre, fratelli e mio marito che sento due minuti al giorno solo per capire se è vivo. Mio marito guida i camion blindati dell’ esercito ed è esposto al fuoco , come mio fratello più piccolo , di 21 anni che è nell’esercito. Quello che fa più effetto e dolore è essere costretti a aspettare la chiamata di pochi minuti solo per capire se le persone siano vive o meno. In una situazione dove anche chi è ateo inizia a credere in dio, io mi auguro che le persone abbiano fede. Tutto il mondo è unito contro una persona sola e non c’è bisogno di indirizzare il mio odio contro qualcuno. Io spero che in questo mondo ci sia giustizia e che le Corti competenti alla fine interverranno per portare giustizia a questa situazione”.