I cacciatori di Calabria, il reparto dei carabinieri specializzato nella ricerca di covi, persone e tracce umane, ha concluso l’ispezione dell’Astor, l’hotel in via Maragliano a Firenze dal quale, lo scorso 10 giugno, è scomparsa Kataleya Mia Chicclo Alvarez, la bambina peruviana di 5 anni che per tutti è semplicemente Kata. I militari sono rimasti nell’edificio per quasi tre giorni, da mercoledì mattina per effettuare le ricerche ordinate dalla procura di Firenze finalizzate a individuare e rilevare tracce materiali e biologiche della bambina e dei suoi rapitori. L’immobile è stato esplorato palmo a palmo, setacciato in ogni sua parte. I cacciatori di Calabria che operano combinando procedure militari a avanzate tecniche investigative, hanno cercato nascondigli e passaggi segreti, hanno cercato tracce dentro e fuori le stanze dell’albergo, nelle aree comuni, nei sotterranei, nelle intercapedini, sotto i pavimenti, nei montanti degli infissi, tra i cespugli del cortile che sono stati sfoltiti. Abbattute parti di pareti, smantellate parti di pavimenti, ricavate fenditure nelle quali sono state introdotte le sonde provviste di telecamere per osservare i luoghi in ogni loro particolare. Si dovrà aspettare qualche giorno per sapere se l’Astor ha restituito qualcosa, ed eventualmente cosa, di Kata e delle persone che l’hanno fatta sparire. Sparire come? Kata alle 15.13 del 10 giugno era sulle scale esterne dell’albergo, poi è come se un buco nero l’avesse inghiottita perché nessuna telecamera della zona – via Maragliano, via Boccherini, via Monterverdi – l’ha inquadrata. Che dall’Astor sia uscita è un fatto certo, ancor di più dopo l’ispezione dei cacciatori di Calabria. Ma come? E soprattutto, con chi? La speranza è che il lavoro del reparto speciale dei carabinieri possa aver rilevato qualcosa di nuovo su cui concentrare le ricerche della bambina. La procura, che ipotizza il sequestro di persona e ha iscritto sul registro degli indagati cinque persone tra cui due zii di Kata, nei prossimi giorni farà il punto sull’inchiesta in attesa della rogatoria internazionale che sposta le indagini in Perù dove parenti e conoscenti della famiglia potrebbero raccontare cose nuove e utili.