Accusati di aver sfruttato i loro operai retribuendoli con paghe da fame: un migliaio di euro al mese per turni anche di 14 ore. La Cassazione ha confermato le condanne a carico di Li Xiumei e Hu Dingtu, i coniugi a capo della confezione Giulio finiti nei guai a febbraio del 2021 dopo un blitz della questura e della polizia municipale. Marito e moglie, che, difesi dall’avvocato Tiziano Veltri, avevano patteggiato lo scorso luglio rispettivamente pene di 2 anni e 6 mesi e 2 anni e 8 mesi, sono arrivati al capolinea del loro percorso giudiziario. I giudici della Corte suprema hanno rigettato l’eccezione di legittimità costituzionale sollevata in relazione alla differenza di pena tra gli articoli della legge 603 bis contestati agli imputati e il decreto legislativo 286/1998 su immigrazione e condizioni dello straniero. In pratica, anche se il legislatore, con l’introduzione del 603 bis, abbia voluto allineare allineare lo sfruttamento dei lavoratori regolari e lo sfruttamento dei lavoratori stranieri irregolari, la legge del 98 prevede pene più lievi.
Un tecnicismo interessante destinato ad aprire riflessioni ma che i giudici di terzo grado hanno rigettato: “Il legislatore – si legge nella sentenza – elenca gli indici che caratterizzano lo sfruttamento e la presenza di uno solo di essi è sufficiente per integrare il 603 bis”.
Nella confezione Giulio, in via Pieraccioli a Galciana, furono trovati operai afghani, bengalesi, pakistani, tutti richiedenti asilo e tutti in stato di bisogno, uno degli indici che configura il reato di sfruttamento del lavoro. Operai che, contestò la procura (titolare dell’inchiesta Lorenzo Gestri), furono impiegati anche in pieno lockdown, e sprovvisti delle mascherine, in un ambiente degradato. Le indagini accertarono che solo qualcuno degli operai era assunto con un contratto part-time. Con i due imprenditori finì nei guai il prestanome della ditta, un loro connazionale, anche lui condannato a 1 anno e 8 mesi. La donna, nel corso delle indagini, fu arrestata perché scoperta a gestire l’attività dagli arresti domiciliari. Diciannove i lavoratori risarciti in sede di udienza preliminare.