Nessuno tocchi il David, o meglio, la sua immagine. Non solo è necessario pagare un canone per poterla utilizzare, ma da ieri non può essere svilita o mortificata con utilizzi che non ne rispettino “l’alto valore simbolico ed identitario”. Lo ha stabilito una nuova sentenza del Tribunale di Firenze che per la prima volta afferma l’esistenza del diritto all’immagine dei beni culturali come espressione del diritto all’identità collettiva dei cittadini che si riconoscono nella medesima Nazione e espressione della sua memoria storica da tutelare ai sensi dell’art 9 della Costituzione. La Galleria dell’Accademia, che custodisce il capolavoro scultoreo , ha promosso la causa dopo che “una famosa casa editrice”, senza la concessione all’uso dell’immagine del David e senza pagare alcun canone, ha pubblicato nel 2020 sulla copertina di una propria rivista la scultura modificata col meccanismo della cartotecnica lenticolare e quindi sovrapposta all’immagine di un modello, il tutto in chiave apertamente pubblicitaria”. Si tratta della “prima sentenza di merito” del genere. La Galleria dell’Accademia, diretta da Cecilie Hollsberg, ottiene un altro decisivo risultato: nel 2017″, con una storica sentenza, il tribunale di Firenze accordò, con un’ordinanza cautelare, tutela all’immagine del David “inibendone l’uso illecito a fini commerciali .I giudici hanno così riconosciuto che la riproduzione non autorizzata dell’immagine del David ha “determinato un danno economico legato al mancato pagamento del canone e che ammonta a 20mila euro, al quale si aggiunge un danno di natura non patrimoniale di 30mila euro poiché la società editoriale ha agito “svilendo, offuscando, mortificando, umiliando l’alto valore simbolico ed identitario dell’opera d’arte ed asservendo la stessa a finalità pubblicitarie e di promozione editoriale”. Ha apprezzato la sentenza il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano secondo il quale “in generale si deve affermare che l’utilizzo a fini commerciali per i beni culturali va pagato mentre deve essere gratuito per le immagini a fini didattici e di studio. Conforta che i giudici la pensino come il Ministero della cultura”.