“Il Prato è moribondo, agonizzante. C’è bisogno dell’ambulanza e nessuno vuole guidarla. Ecco, io mi offro per fare questo. Vediamo se la città risponde”.
Mentre la sabbia nella clessidra scorre inesorabile, è Paolo Toccafondi a scendere in campo nel tentativo di salvare il Prato quando mancano pochi giorni alla deadline che per la società biancazzurra rischia di significare la fine di 117 anni di storia e la ripartenza dalla Terza categoria.
Il presidente Stefano Commini ha presentato domanda d’iscrizione alla serie D ma sa già che gli verrà respinta, visto che non sono state saldate tutte le spettanze verso i tesserati. Adesso c’è tempo fino al 21 luglio per provvedere, non un minuto di più. Una vera e propria corsa contro il tempo.
Ecco così che stamani, 10 luglio, Toccafondi si è incontrato con Commini nello studio del notaio Francesco D’Ambrosi per sottoscrivere un preliminare d’acquisto vincolato a due condizioni: la prima è che il Prato sia iscritto alla prossima serie D, impegno in carico a Commini che dovrà versare i circa 220mila euro che i tesserati ancora reclamano; la seconda che entro il 18 luglio siano versati almeno un milione di euro sul conto deposito fiduciario aperto sempre stamani presso il notaio D’Ambrosio. “Io ho versato i primi 100mila euro – dice Toccafondi -. Adesso mi aspetto che si trovino in tutta la città almeno altri nove imprenditori disposti a fare altrettanto. A quel punto, quando il Prato sarà salvo, sono pronto a farmi da parte, lasciando la mia quota nella società. Sono sicuro che tra gli oltre 30 imprenditori che facevano parte della cordata, il cui lavoro rispetto, se ne possano trovare almeno altri nove per evitare alla città la vergogna del fallimento della sua squadra”.
Con Toccafondi c’era anche il suo consulente Rodolfo Fregoli, che ha fatto la due diligence sui conti del Prato. I numeri sono presto fatti: i debiti ammontano a circa 800mila euro, di questi 220mila sono pendenze verso i tesserati e dovranno essere versati da Commini, pena la non iscrizione del Prato. Degli altri 600mila, la metà circa è dilazionabile negli anni. Ecco così che la cifra di un milione servirà non solo a rilevare il Prato e saldare i debiti, ma anche a rimettere in moto la squadra.
Toccafondi è fiducioso: “Io nel Prato ci sono nato e cresciuto – dice – ma questa cosa la faccio soprattutto in memoria di mio padre. So che lui mai avrebbe voluto vedere il fallimento del Prato. Adesso è il momento di capire quanti in città hanno a cuore la squadra”.
Accanto a Toccafondi c’è anche Massimo Taiti, dirigente Figc: “Quando ho capito che Commini non avrebbe iscritto la società – dice – mi sono subito attivato, come dirigente federale ma anche come pratese. E solo paolo Toccafondi è in grado di districare la matassa”.
Il sogno di Toccafondi e Taiti si chiama poi azionariato popolare: “Guardo al modello tedesco – dice Toccafondi – e mi piacerebbe se Prato potesse fare da apripista in Italia. So che da alter parti si sta cercando di percorrere questa strada che ormai è l’unica possibile: far sì che il tifo non sia solo passione ma anche appartenenza”.