PRATO - CORRUZIONE: DECISIONE GIP PER BUGETTI E MATTEINI BRESCI

Nadia Tarantino
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Arresti domiciliari per l’imprenditore tessile Riccardo Matteini Bresci e, per effetto delle dimissioni, nessuna misura cautelare per l’ex sindaca Ilaria Bugetti. E’ questa la decisione del giudice delle indagini preliminari del tribunale di Firenze, Alessandro Moneti, dopo gli interrogatori dei due, indagati per corruzione dalla procura antimafia che è convinta che ciascuno avrebbe favorito l’altro in un rapporto fatto di vantaggi e favori.
L’impianto accusatorio ha retto l’esame del gip e i gravi indizi di colpevolezza sono stati riconosciuti.
I carabinieri del Ros hanno eseguito nella mattina di oggi, giovedì 26 giugno, il provvedimento per Matteini Bresci che, dunque, a un anno dal precedente arresto, sempre per corruzione, a cui ha fatto seguito la condanna con patteggiamento, torna di nuovo ai domiciliari.
In un comunicato del procuratore, Filippo Spiezia, si legge che “il giudice ha riconosciuto tutti gli episodi contestati affermando che il sindaco di Prato si è uniformata alle richieste dell’imprenditore in ragione del rapporto di amicizia e gratitudine che aveva verso il medesimo a causa dei benefici ricevuti nel corso degli anni”. Righe pesantissime, come altrettanto pesanti sono quelle che affrontano la misura cautelare: “Nei confronti del solo imprenditore il gip – spiega ancora il procuratore – ha riconosciuto la sussistenza del pericolo di reiterazione del reato, affermando la tendenza dell’indagato a utilizzare le persone che ricoprono cariche pubbliche e che possono operare in suo favore, piegando così ai suoi interessi la loro funzione”. Su l’ex sindaca: “La mancata applicazione della misura cautelare non discende dall’assenza dei gravi indizi di colpevolezza, riconosciuti dal giudice, ma dal venir meno delle esigenze cautelari in seguito alle dimissioni dalla carica di primo cittadino di Prato. Le dimissioni fanno venire meno il pericolo di reiterazione del reato che sarebbe stato immanente se l’indagata avesse mantenuto la carica pubblica, avendo la stessa, per anni, adottato un comportamento penalmente rilevante”. Semplificato: se non si fosse presentata dimissionaria davanti al giudice delle indagini preliminari, la decisione non sarebbe stata questa.
Ilaria Bugetti, difesa dall’avvocato Nicola Badiani, lunedì scorso si è avvalsa della facoltà di non rispondere limitandosi a leggere una memoria manoscritta di diverse pagine. All’uscita nessuna dichiarazione ma un comunicato per ribadire di non aver mai percepito utilità illecite e di aver operato sempre perseguendo l’interesse pubblico”. Riccardo Matteini Bresci, assistito dall’avvocato Pier Matteo Lucibello, ha invece risposto alle domande del giudice e ha dato la sua versione dei fatti. Un’apertura che, evidentemente, ha convinto il giudice ad applicare una misura meno afflittiva di quella degli arresti in carcere chiesta dai magistrati antimafia.
In meno di due settimane è cambiato tutto a Prato: l’avviso di garanzia con richiesta di domiciliari notificato a Ilaria Bugetti il 13 giugno, a un anno esatto dalla proclamazione a sindaca, ha convinto la segreteria nazionale a forzare la mano per ottenere le dimissioni, rassegnate il 20, il giorno successivo al Consiglio comunale che aveva segnato la compattezza della maggioranza senza distinguo, dai compagni di partito ai 5Stelle, da Avs ai rappresentanti delle civiche.
Troppo pesante il contenuto delle 113 pagine depositate dalla procura antimafia all’ufficio del gip per spiegare, sostenere e chiedere l’arresto di Bugetti e dell’imprenditore Matteini Bresci. Pagine che hanno ripercorso il rapporto tra i due, definito “patologico”, e dettagliare la presunta “messa a disposizione dell’esponente politica” sia nella sua veste di consigliera regionale che di sindaca di Prato. Un rapporto che, nel 2016, quando lei già era sullo scranno del Consiglio regionale, diventò anche di lavoro: Bugetti dipendente di una società della galassia controllata da Matteini Bresci. Nulla di male, come è sempre stato detto, se non fosse stato che quell’assunzione non sarebbe mai stata comunicata agli uffici della Regione. Pagine zeppe di circostanze, intercettazioni, dialoghi, contatti e presunti scambi: da una parte Bugetti che si sarebbe adoperata per favorire gli interessi dell’imprenditore, dall’altra Matteini Bresci che avrebbe lavorato per portare finanziamenti alle campagne elettorali e voti reperiti anche in ambienti massonici.
Un’inchiesta tutt’altro che conclusa e che, anzi, potrebbe riservare ancora più di qualche colpo di scena. Intanto altre due sono le persone finite sul registro delle notizie di reato: Alessio Bitozzi, consigliere delegato della società Progetto Acqua 4.0, in relazione alla concessione dell’area comunale ex Memorino per lo stoccaggio dei rifiuti da scavo provenienti dal cantiere per la realizzazione della fognatura industriale a cui – dicono le carte della procura – Matteini Bresci era fortemente interessato, e il vicesindaco Simone Faggi, per il quale si ipotizza il reato di false informazioni ai pm.

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