Uno degli spauracchi del voto a settembre, è da sempre “non si fanno le campagne elettorali d’estate”. Eppure, a metà luglio, se anche le campagne elettorali sono ancora lontane, il tumulto è tanto, e le certezze talmente poche che i toscani andranno in vacanza senza sapere né quando si voterà, né tantomeno con quali candidati.
In casa centrosinistra, le tensioni intorno alla riconferma di Eugenio Giani sembrano pian piano distendersi, col segretario regionale Fossi che ha annunciato una direzione per il 29 luglio. Da qui ad allora, si tratta di convincere Giuseppe Conte, che proprio ieri ha rilasciato un commento sibillino alla stampa: “non poniamo questioni di poltrone, ma politiche. – ha detto – Veniamo da 5 anni di opposizione a Giani, abbiamo chiesto segnali di rinnovamento. Valuteremo se arrivano, ma è una questione giocata innanzitutto dentro i dem”. Insomma, Conte rilancia la palla al PD, forse accodandosi – anche se con toni diversi – sulla scia di AVS, che aveva detto di non porre veti su Giani, ma che oggi con il proprio delfino in Toscana, il sindaco di Sesto fiorentino Lorenzo Falchi che lancerà la sua candidatura alle regionali mercoledì a Firenze, è tornato sul tema divisivo per eccellenza, l’aeroporto, dito negli occhi per la Regione, che ha sempre sposato il progetto dell’ampliamento. Come dire, veti sui nomi no, ma sui temi si.
In tutto ciò, al PD regionale è scoppiata in mano anche la vicenda pisana, dove gli strali delle scorse settimane (che hanno anche riflessi regionali) hanno portato al commissariamento da parte di Elly Schlein, col deputato Vinicio Peluffo che dovrà ricomporre il partito in quella che fino a poco tempo fa era una roccaforte dei dem in Toscana. E con Prato persa dopo appena un anno di Governo, non è che la situazione sia proprio tranquilla.
Magra consolazione, in casa centrodestra la situazione non è molto migliore. Fermato nuovamente, mentre era in accelerazione, il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi, Fratelli d’Italia, perché se il tavolo regionale parrebbe aver trovato la quadra sul suo nome, quello nazionale di ieri tra Giorgia Meloni, Matteo SAlvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi, non è riuscito a comporre lo scacchiere nazionale, a quanto pare perché la Lega non intende lasciare il Veneto. Così a farci le spese è nuovamente Tomasi, che ormai rischia di bruciare la frizione, fermo in pole position ormai da un anno, in attesa dell’ultimo semaforo verde. I leader di destra si incontreranno di nuovo lunedì, e chissà se sarà la volta buona. Ma di certo molti toscani, a quel punto, saranno già lontani.
TOSCANA - REGIONALI: TANTE INCOGNITE, ZERO CERTEZZE
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