TOSCANA - REGIONALI, DUE LISTE A SINISTRA DEL PD: TOSCANA ROSSA E PCI A CACCIA DI FIRME

Samuela Pagliara
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“Siamo qui per denunciare che il Comune di Prato sta limitando la nostra raccolta firme per presentarci alle elezioni, il commissario dovrebbe tutelare la democrazia dando risposte diverse e permettendo la nostra rappresentazione, ma così non è”

Con queste parole la candidata alla presidenza della regione Antonella Bundu, a capo della lisa unitaria “Toscana Rossa” (Potere al Popolo, Rifondazione Comunista e Possibile) ha spiegato le motivazioni del presidio davanti alla statua del Datini indetto questa mattina, mercoledì 20 agosto. Al centro della polemica la decisione del commissario Sammartino di concedere le autorizzazioni per l’uso del suolo pubblico solo per quattro banchetti utili alla raccolta firme per poter presentare la lista alle elezioni del 12 e 13 ottobre prossimo. La motivazione, secondo quanto spiegato dagli uffici comunali, è che sarebbero in numero superiore rispetto a quelli previsti da regolamento comunale nell’arco di un mese in regime di ordinaria amministrazione. Con la firma del decreto di indizione delle elezioni regionali arrivata solamente il 12 agosto scorso, le liste che non fanno già parte del consiglio regionale hanno un margine di tempo di appena venti giorni (entro il prossimo 12 settembre) per poter raccogliere oltre 10mila firme. Nello specifico, calcoli alla mano, nella circoscrizione pratese servirebbero 800 firme in appena 4 appuntamenti, circa 200 a sera, in un periodo nel quale molte persone sono ancora fuori città per il periodo estivo. Una difficoltà non da poco che si somma anche a quella, una volta presentata la lista, del superamento della soglia di sbarramento fissata al 5%. Per la candidata si tratta di un “mascherato attacco alla democrazia” e, in generale “di un “impasto legislativo elettorale dannoso per il pluralismo democratico”.

“Pensiamo che in un momento delicato come questo per la città, dopo le vicende giudiziarie che hanno coinvolto l’ex sindaca, il commissario debba tutelare la democrazia dando risposte diverse. Non chiediamo tanto solo flessibilità ma soprattutto che ci dia la possibilità di partecipare come tutti gli altri- spiega Bundu- A Prato è lampante ma lo denunciamo su tutto il territorio regionale. E’ un ostacolo che deve preoccupare noi che siamo fuori dalle stanze ma anche chi è dentro. Dal commissario ci aspettavamo una risposta sera per cercare di superare questo ostacolo ma non c’è stata”. La determinazione ad andare avanti, nonostante i tecnicismi burocratici c’è e d il programma è chiaro: “Sanità capillare e territoriale con servizi pubblici e laici, salario minimo di 10 euro, contrastare l’emergenza casa, stop agli affitti calmierati che non risolvono il problema e poi l’energia puntando sul rinnovabile e sulle comunità sostenibili. Un’attenzione maggiore a tutta la Piana, le acciaierie, il rigassificatore. C’è tanto su cui lavorare anche sui macro temi: il No alla Nato, l’imperialismo Usa e Ue, per la pace e contro la militarizzazione della Regione- conclude Bundu-  Il Pd non è nemmeno più di sinistra, non credo si dichiari nemmeno più così, noi non siamo ambigui”.

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