E’ durata cinquantadue giorni la fuga di Bobo Jiang, il cinese di 38 anni evaso l’11 luglio dalla questura di Prato dove si trovava in stato di arresto. L’uomo, considerato un pezzo da novanta della criminalità cinese attiva in Italia, è stato bloccato nella serata di ieri, lunedì primo settembre, a Barcellona, in un’abitazione nel quartiere residenziale di Sants. Non ha opposto resistenza agli investigatori della Squadra mobile di Prato, guidati da Andrea Belelli, e del Servizio centrale operativo della polizia di Stato che lo avevano già individuato grazie all’intercettazione del telefonino, un apparecchio ‘vergine’ fornito immediatamente dopo l’evasione da uno dei suoi fedelissimi.
Bobo Jiang, originario del Fujian, a Prato da 10 anni in stato di clandestinità, si era procurato un documento falso intestato a Hang Hang e con quel nome, in questi 52 giorni, ha fatto la spola tra Belgio, Francia e Spagna aiutato, come ha spiegato il procuratore, Luca Tescaroli, da una “solida e articolata rete di fiancheggiatori”. E’ stato lo stesso procuratore a tracciare il profilo criminale di Bobo Jiang: “Epigono della cultura economica mitteleuropea cinese radicata in Europa, ha sempre soggiornato clandestinamente beneficiando di una consistente disponibilità di denaro e di alloggi messi a disposizione dalla fitta rete di suoi collaboratori che nel tempo lo ha agevolato e favorito nelle sue attività di smercio di droga sintetica, di contraffazione e ricettazione”.
Il cinese, con precedenti per stupefacenti, detenzione illegale di armi, ricettazione e reati contro il patrimonio, fu arrestato su ordine del tribunale di Prato il 10 luglio in un appartamento in viale Montegrappa; con lui finì in manette anche la moglie dopo che nella casa fu trovato mezzo chilo tra metanfetamina e cocaina, soldi in contanti e un passaporto di Taiwan falso. La mattina successiva, mentre in questura erano in corso le procedure per il trasferimento in carcere, l’uomo riuscì a sfilarsi le manette e a far perdere le tracce. “Una fuga rocambolesca”, l’ha definita il procuratore Tescaroli che non ha mancato di sottolineare, una volta di più, la grave carenza di organico nelle forze dell’ordine ampiamente rappresentata anche al ministro dell’Interno Piantedosi in occasione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica ospitato a Prato il 15 agosto.
“Sono state settimane di lavoro costante e intenso, di forte collaborazione con le autorità di Spagna e Belgio – ha spiegato capo della procura – sono state settimane, per la nostra questura, di grande sacrificio e dedizione. Abbiamo ricostruito la rete di fiancheggiatori che ha consentito a Bobo Jiang prima di lasciare l’Italia e poi di fornirgli soldi per finanziare la latitanza trascorsa tra Anversa, Bruxelles, Perpignan e Barcellona dove la fuga è terminata”.
Bobo Jiang era già finito nel mirino degli investigatori a febbraio del 2024: nella sua disponibilità non solo droga, una pistola, coltelli, pugnali, machete e attrezzi da scasso, ma anche telefonini che rivelarono il suo spessore criminale, vero punto di riferimento nella comunità cinese insediata a Prato e a Milano, gestore di traffici di droga, di compravendita di documenti contraffatti oltre che di abbigliamento e accessori di lusso. Le indagini della procura danno il 38enne come “rilevante fornitore dei clienti dei karaoke di Prato, i locali frequentati da cinesi dove vengono consumate liberamente droghe e offerte prestazioni sessuali a pagamento”.
Le indagini vanno avanti: si tratta ora di passare al vaglio le posizioni dei diversi cinesi che avrebbero fornito supporto durante la latitanza. (nadia tarantino)