TOSCANA - TERRE RARE TOSCANE: LITIO, ANTIMONIO E MAGNESIO

Alessio Poggioni
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Una delle sfide globali che si gioca oggigiorno riguarda le cosiddette “terre rare”, vera e propria merce di scambio economico e geopolitico (dai dazi ridotti alla cina, agli armamenti forniti all’Ucraina). Avere a disposizione questi elementi non facilmente reperibile, vista la loro larga richiesta sul mercato soprattutto tecnologico, risulta cruciale. E in questo senso un valido aiuto arriva da uno studio di ISPRA dal titolo evocativo: “Programma nazionale di esplorazione”. Nel documento di 168 pagine, figurano le mappe italiane delle terre rare, ma anche tutti i passi per gli studi propedeutici, il reperimento delle materie, l’indotto lavorativo e le ricadute ambientali. Uno studio che, insieme a quello degli altri paesi, verrà inserito nel quadro europeo richiesto dalla Commissione.
E se si dovesse tornare a scavare per cercare terre rare, anche la Toscana sarebbe probabilmente chiamata a fare la sua parte: in termini di giacimenti la nostra regione non è la Sardegna, ma ha delle risorse importanti. Tre sostanzialmente: Litio, Antimonio e Magnesite. In realtà, come si evince dalla mappa dettagliata contenuta nel rapporto, la nostra regione è ricca anche di Rame e Manganese, ma sono quei tre giacimenti diffusi che più interessano il Governo. Il primo, tra i più richiesti, il litio, di derivazione dai fluidi geotermici, da quelli termali, dalle sezioni vulcano-sedimentarie e dai residui peralluminosi.
Il secondo e più consistente è il deposito di Antimonio, il cui distretto si trova in Maremma ed è stato attivo fino al 1995, con il 90% della produzione fornita dal sito di Tafone (nel comune di Manciano). Il progetto ambisce a rivalutare i volumi residui dei giacimenti, per poi eventualmente riattivare l’estrazione.
Il terzo è il progetto sui giacimenti di magnesite, che nella nostra regione è stato estratto fino agli anni ’50, con una produzione stimata in circa 1,5 milioni di tonnellate per un valore economico di circa 200 milioni di euro. I siti principali attivi fino ad allora, Castiglioncello in provincia di Livorno e Querceto (nel senese), ma per i tecnici di ISPRA il distretto è talmente ampio da garantire un elevato potenziale di scoperta.
Dagli studi scientifici, tuttavia, si passa rapidamente alla politica: se le terre rare sono oggettivamente una risorsa anche nelle trattative internazionali e nei vantaggi per i singoli paesi, forte è anche la volontà di invertire la tendenza rispetto al passato, evitando nuove estrazioni e il consumo di materiali fossili, come afferma l’assessora all’Ambiente della toscana Monia Monni.

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