Sale cinematografiche vuote e abbandonate in cerca di nuova veste o peggio, trasformate in alberghi e appartamenti. Una cinepresa che si ferma per sempre è una luce che si spegne nel quartiere trasformandolo spesso in negativo. Succede in tutte le grandi città sotto la pressione turistica e la riconversione degli spazi verso attività più redditizie ma anche a causa del cambio di pelle del settore con l’avanzata delle piattaforme streaming, ma Firenze è un caso particolarmente emblematico con tantissimi cinema storici spariti o snaturati lasciando dietro di sé un vuoto culturale e sociale difficilmente colmabile. E’ tutto perduto o si può ancora fare qualcosa per trasformare questa crisi in un’occasione di rigenerazione urbana?
Il punto è stato fatto alle Murate in un confronto organizzato da Cna Cinema e Audiovisivo con gli operatori del settore alla presenza dell’assessore del Comune di Firenze Giovanni Bettarini, nell’ambito del 66° Festival dei Popoli. “La perdita delle sale cinematografiche non è soltanto un fatto economico o logistico: è una questione culturale e sociale – spiega Samuele Rossi, presidente di Cna Cinema e audiovisivi di Firenze -. La chiusura di un cinema priva infatti la città di un punto di riferimento per la comunità, riduce le occasioni di dialogo e di partecipazione e contribuisce a una progressiva desertificazione culturale, che rischia di trasformare i centri storici in scenografie turistiche prive di vita autentica”.
“Il caso dei cinema fiorentini – prosegue Rossi – è quindi emblematico di un processo più ampio che interroga il futuro del cinema come esperienza collettiva e la capacità delle città di preservare spazi dedicati alla cultura e alla socialità”.
Per Cna Cinema e Audiovisivo, le cause della riduzione della sale sono molteplici e stratificate. Da un lato, le trasformazioni urbanistiche e i processi di gentrificazione hanno modificato in profondità il volto dei centri cittadini: gli affitti in costante aumento, la pressione turistica e la riconversione degli spazi verso attività più redditizie (come esercizi commerciali o strutture ricettive) hanno reso sempre più difficile la gestione delle sale di medie e piccole dimensioni. In aggiunta, per molti cinema ospitati in edifici storici, l’impossibilità di sostenere i costi di adeguamento alle normative di sicurezza o alle nuove tecnologie della proiezione digitale. In altri, semplicemente, la speculazione immobiliare ha preso il sopravvento.
Dall’altro lato, il cambiamento delle abitudini culturali ha inciso in maniera decisiva: l’avvento delle piattaforme di streaming, la diffusione dei dispositivi personali e l’offerta crescente di contenuti on demand hanno trasformato il rapporto del pubblico con il cinema, spostandolo dal rito collettivo della sala alla fruizione individuale privata.
Infine, la trasformazione del modello economico e gestionale del settore. La nascita dei multisala nelle aree periferiche o nei centri commerciali ha concentrato l’offerta in spazi più grandi, funzionali e standardizzati, ma lontani dal tessuto vivo dei quartieri. Questi nuovi poli di intrattenimento hanno finito per svuotare i piccoli cinema di prossimità, che per decenni avevano rappresentato non solo luoghi di proiezione, ma autentici presìdi culturali, capaci di proporre programmazioni d’autore, rassegne tematiche e incontri con registi.
“Riflettere su queste chiusure – conclude Rossi – significa interrogarsi su come restituire al cinema, e più in generale, alla cultura, un ruolo centrale nel vivere urbano contemporaneo. Si tratta di un dibattito centrale in molte grandi città europee. In Francia, ad esempio, ha portato alla nascita dei cosiddetti ‘terzi luoghi’, spazi sociali e culturali che si collocano tra la casa e il lavoro, diventando motori di innovazione sociale e di rigenerazione locale, dove la comunità cittadina è al centro di ogni processo”. “A tal proposito, Cna Cinema e Audiovisivo metterà a disposizione le proprie competenze ed esperienze, così da stimolare un dialogo continuo e costruttivo – fa sapere Lorenzo Cei -. L’obiettivo è avviare un percorso di ascolto fatto di momenti di confronto tra le migliori risorse del territorio, capace di generare riflessioni condivise e proposte concrete. Un dialogo che accompagni il percorso di crescita e di trasformazione di Firenze, ponendo al centro la sua vita aggregativa, culturale e sociale. L’evento del 6 novembre rappresenta l’inizio di questo cammino”.
FIRENZE - CINEMA CHIUSI, DALLA CRISI ALLA RIGENERAZIONE URBANISTICA
LIVE
4