FIRENZE - PROTESTA DEI SUDD COBAS DAVANTI ALLE VETRINE PATRIZIA PEPE

Samuela Pagliara
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In vetrina costano fino a 560euro a giubbotto, ma per produrli si risparmia fino all’osso su diritti e manodopera. E’ quanto denuncia il sindacato di base Sudd Cobas che dopo aver manifestato davanti all’azienda Alba di Montemurlo, ha deciso di “risalire la filiera” e di presentarsi questa mattina davanti alla boutique di Patrizia Pepe in piazza Duomo a Firenze. Capi di lusso, venduti nelle vetrine della città fiore all’occhiello, ma che nascondono “un problema di sistema fatto di subappalti opachi, diritti negati e delocalizzazioni”. Questa mattina, ad impedire l’ingresso ai potenziali clienti del brand, sono stati gli stessi operai dell’azienda pratese. Dopo l’episodio di qualche settimana fa, con la violenza della titolare dell’azienda contro un operaio in sciopero, e le nuove manifestazioni per chiedere un distretto libero dall’oppressione dell’illegalità, la battaglia del sindacato è sempre più orientata verso i big, i committenti. Nomi altisonanti, conosciuti in tutto il mondo come simbolo di qualità e di “saper fare italiano” ma che in molti casi presentano una realtà ben lontana dalle responsabilità sociali vantate nei codici etici dei marchi. Nei giorni scorsi Patrizia Pepe- come sottolineato dai Sudd Cobas- ha deciso di non sedersi al tavolo istituzionale aperto dal presidente della Provincia Simone Calamai, una decisione fortemente criticata dai sindacalisti: “Questo problema lo si può risolvere solo affrontandolo strutturalmente: questo il tentativo coraggioso intrapreso dal tavolo istituzionale aperto dal Presidente della Provincia Calamai. Alcuni committenti lo hanno raccolto (per ora nelle intenzioni), mentre altri, come Patrizia Pepe, continuano a dichiararsi estranei – spiega il sindacato- che senso ha vantarsi di qualità etiche se poi si rifiuta di impegnarsi per tutelare diritti e posti di lavoro lungo la propria filiera, e di intervenire per fermare il piano scellerato de “L’Alba?”. In sostanza, per il sindacato, più che scegliere di cambiare fabbrica i committenti dovrebbero intervenire in maniera concreta per cambiare il sistema, l’unico modo per dare concretezza alle azioni e per farle durare nel tempo riuscendo a trasformare il distretto nel profondo. Atteso, per giovedì, il prossimo tavolo di confronto al quale sono stati invitati anche i committenti, tra i quali Patrizia Pepe. Il sindacato, che spera in un avvicinamento, si dice pronto a continuare la mobilitazione davanti all’ennesimo “no”.

  

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