Un nuovo appello a tutti i committenti dell’azienda L’Alba per arrivare prima possibile ad una soluzione positiva della vertenza che vede i lavoratori della stireria ormai da agosto senza stipendio e senza la prospettiva di una reale ricollocazione. A farlo i partecipanti al secondo incontro del Tavolo istituzionale di confronto, voluto dal presidente Simone Calamai, che si è svolto questa mattina 9 ottobre, a palazzo Banci Buonamici, sede della Provincia di Prato. L’impegno del presidente Calamai, del sindacato Sudd Cobas, che sta seguendo la vertenza, e delle ditte committenti presenti – i Lanifici Roma e Nello Gori – che con senso di responsabilità si sono sedute al Tavolo istituzionale, è duplice: tutelare in primis i diritti dei lavoratori e dall’altro lato salvaguardare un pezzo della filiera tessile, quello del confezionamento, della stiratura e della logistica, senza il quale saltano ordini e produzioni e che a catena si potrebbero ripercuotere sul sistema occupazionale tessile.
L’altra grande richiesta che il Tavolo istituzionale pone sul piatto della trattativa è, come detto, quella del coinvolgimento di tutti i committenti dell’Alba, soprattutto dei titolari dei brand, oggi assenti. Una presenza che sarebbe estremamente necessaria per dare maggiore forza alla trattativa e per dimostrare la piena attenzione delle aziende del distretto a quelli che sono i principi di legalità per giungere così ad una soluzione positiva, che tuteli gli interessi di entrambe le parti.
“Chi si è seduto, anche stamani, a questo Tavolo rappresenta rappresenta il volto della parte sana del distretto tessile pratese – dice Calamai -. Qui stamattina si sono riunite persone di valore e responsabilità che si sono poste l’obbiettivo della ricerca di soluzioni concrete alla difficile situazione di questi 18 lavoratori. Essere seduti a questo tavolo implica sensibilità e collaborazione e non un concorso di responsabilità in vicende di violenza e illegalità che nulla hanno a che fare con la parte sana del nostro distretto, che vogliamo difendere e tutelare”.
Due dei Committenti dell’azienda L’Alba, i lanifici Roma e Nello Gori di Montemurlo, non si sono mai sottratti al confronto, mettendosi a disposizione del tavolo istituzionale per trovare soluzioni concrete di tutela dei diritti dei lavoratori e delle produzioni. Pur essendo totalmente estranee alle irregolarità rappresentate dal sindacato, le aziende committenti hanno confermato la loro piena disponibilità a esplorare ogni possibile soluzione per superare le criticità emerse, originate dalla vertenza sindacale e dalla successiva chiusura dell’azienda “L’Alba”. L’obiettivo delle aziende, infatti, è duplice: da un lato ristabilire un clima di assoluta legalità all’interno della filiera e nei rapporti con le imprese che svolgono queste lavorazioni; dall’altro garantire la continuità delle produzioni, oggi messa a rischio non solo dalle difficoltà operative, ma anche dalla crescente scarsità di operatori sul territorio in grado di assicurare questo tipo di lavorazioni con il necessario livello di professionalità, qualità e attenzione. “Ci preme sottolineare – dicono i rappresentanti di Lanificio Nello Gori S.p.a. e del Lanificio Roma – che i committenti presenti a questo tavolo sono le prime vittime di questa vicenda, poiché abbiamo dovuto affrontare le conseguenze negative che ne sono derivate. Un rischio di questo tipo incide, o rischia seriamente di incidere, sulla capacità di mantenere l’attuale assetto organizzativo e occupazionale dei committenti stessi”.
“Abbiamo portato al tavolo quattro piani che propongono soluzioni concrete per risolvere la vertenza – fanno sapere i Sudd Cobas – Il tavolo sta lavorando e continuerà a lavorare sul Piano C: l’individuazione di un nuovo appaltatore nel territorio che garantisca la piena applicazione del contratto nazionale Tessile Industria e che, oltre ad assorbire le commesse, assorba anche il personale de L’Alba a parità di condizioni contrattuali. Dalla vertenza L’Alba e dal distretto pratese può arrivare l’esempio di un nuovo modo di concepire le filiere della moda, dove la responsabilità sociale del committente si impone sulla deregolamentazione selvaggia. Chi non siede a questo tavolo perde l’occasione di mettere al centro delle proprie filiere – con iniziative concrete – il rispetto dei diritti e della dignità del lavoro”.