PRATO - CAMERIERA SFREGIATA: SENTENZE CONFERMATE IN APPELLO

Nadia Tarantino
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Nessuna sorpresa, tutto come in primo grado per l’aggressione a Martina Mucci, la cameriera pratese di 31 anni massacrata di botte e sfregiata da due picchiatori ingaggiati dall’ex fidanzato. A distanza di due anni e mezzo dal pestaggio – era il 21 febbraio 2023 – e a poco più di uno dal processo di primo grado celebrato con il rito abbreviato davanti al tribunale di Prato, i giudici della Corte d’appello di Firenze hanno confermato in blocco la sentenza: 9 anni di reclusione al buttafuori 43enne Emiliano Laurini, l’ex che ordinò il pestaggio; 6 anni e 8 mesi al ventunenne Kevin Mingoia, esecutore materiale; 4 anni a Mattia Schininà, 23enne, considerato l’anello di congiunzione tra il mandante e il picchiatore che entrò in azione con un altro giovane all’epoca minorenne.
Respinti tutti gli appelli, respinte tutte le istanze proposte dai difensori che hanno insistito – senza successo – per il riconoscimento della lieve entità dello sfregio permanente, una cicatrice che ha marchiato il viso di Martina Mucci.
Un’affermazione netta, anzi nettissima per Costanza Malerba e per Federico Febbo, legali della vittima: il processo di secondo grado ha ricalcato fedelmente l’esito del rito abbreviato. Nulla, nemmeno una virgola è stata spostata.
Sarebbe stata la gelosia (il movente non è mai stato chiarito fino in fondo) a condannare la donna al brutale pestaggio. L’aggressione si verificò al rientro a casa, in piena notte, dopo il lavoro nel locale nel quale aveva conosciuto e stretto una relazione con il collega Emiliano Laurini. Martina Mucci fu sorpresa alle spalle da due persone incappucciate: una spinta la fece cadere di faccia sulle scale del pianerottolo, poi calci, schiaffi, pugni sulla testa e sulla bocca fino a romperle i denti, colpi al naso e ferite alla cute della testa inferte con un rasoio che doveva servire per tagliare ciocche di capelli. Capelli, bocca e naso: le parti che Martina curava di più. Un pestaggio violentissimo. Gli investigatori ricostruirono tutte le fasi e conclusero che se non fosse stato per un condomino svegliato dalle urla e corso ad accendere le luci delle scale, il finale sarebbe stato anche peggiore. Quando la donna fu picchiata e sfregiata, la relazione con l’ex era finita da qualche settimana. Furono le dichiarazioni della vittima a indirizzare le indagini.
Laurini, dopo diversi mesi di carcere, è stato messo ai domiciliari con il braccialetto elettronico, mentre gli altri due sono liberi. La posizione del secondo aggressore è stata giudicata dal Tribunale dei minori che ha concesso l’istituto della messa alla prova.

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