PRATO - Tragedia al poligono di Galceti: a gennaio al via il processo. In sei accusati di omicidio colposo plurimo

L'inferno scoppiò il 26 luglio 2024: due morti, un ferito gravissimo e una vasta porzione di bosco dell'Area protetta del Monteferrato ridotta in cenere. Contestati anche i reati di incendio colposo e incendio boschivo. Il sopravvissuto e i familiari delle vittime pronti a costituirsi parte civili
Nadia Tarantino
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I sei imputati per l’incendio al poligono di tiro che il 26 luglio 2024 provocò due morti, un ferito gravissimo e danni ad una vasta porzione di bosco dell’Area protetta del Monteferrato, compariranno davanti al giudice delle udienze preliminari del tribunale di Prato il prossimo 7 gennaio. Tutti – presidente e consiglieri del direttivo del Tiro a segno nazionale di Galceti – sono  accusati di omicidio colposo plurimo, incendio colposo e incendio boschivo. Morirono il direttore di tiro Gabriele Paoli, 67 anni, e un frequentatore, Alessio Lascialfari, 65. Ustionato gravemente Leandro De Simone, 46 anni, istruttore di tiro, rimasto ricoverato per diverse settimane al Centro ustioni dell’ospedale di Pisa.
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Nicola Badiani e Christian Vannucchi; pronti a costituirsi parti civili De Simone, assistito dall’avvocato Cristina Meoni, e i familiari delle due vittime (avvocati Enrico Guarducci e Marco Princi).
Stando ai consulenti incaricati dalla procura di ricostruire cause e dinamica dell’incidente, sarebbero state le tracce di polvere da sparo lasciate nelle postazioni di tiro a causare la tragedia. “La causa più ragionevole – la spiegazione – è stata individuata nella presenza di significativi residui di polveri da sparo incombuste presenti di fronte e intorno alle postazioni di tiro della linea da 50 metri”, vale a dire il punto esatto in cui si trovavano Paoli, Lascialfari e De Simone. Sempre secondo quanto stabilito dai consulenti della procura, l’incendio sarebbe scaturito “all’altezza del terreno, immediatamente davanti alla postazione di tiro numero 4 dove una delle vittime stava sparando utilizzando munizioni ricaricate autonomamente” e dunque capaci di sprigionare lapilli incandescenti in misura maggiore rispetto al munizionamento confezionato.    
Le fiamme si propagarono velocemente e attaccarono, distruggendola, una considerevole porzione di bosco dell’Area protetta del Monteferrato a ridosso della quale si trova il poligono di tiro. Un danno ambientale e naturalistico ingente trattandosi di una fascia qualificata come ‘Zona speciale di conservazione”.
Le indagini dei vigili del fuoco, dei carabinieri e dei tecnici della Asl rilevarono carenze di vario tipo – tutte oggetto di contestazioni ulteriori mosse nei confronti degli imputati – e evidenziate dalla procura che non ha mancato di ricordare che una una tragedia del tutto simile si era già verificata a luglio del 2006.

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