PRATO - I Sudd Cobas non arretrano: nuovo sit in davanti ad Euroingro e intanto due aziende firmano l’accordo per regolarizzare gli operai

Dopo i disordini di ieri con un gruppo di cinesi che ha aggredito manifestanti e poliziotti, ferendone due, il sindacato ha proseguito la protesta. Toscano: "Qui non si tratta di cinesi che picchiano e si ribellano agli scioperi, qui si tratta di padroni, capi e caporali che sfruttano i lavoratori"
Nadia Tarantino
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Ancora davanti ai cancelli di Euroingro. Sudd Cobas non arretra di un passo e continua anche oggi, martedì 18 novembre, il sit-in per chiedere contratti di lavoro regolari per cinque operai pachistani in forza in quattro delle quaranta aziende che formano l’incubatore di abbigliamento all’ingrosso tra i più grandi in Europa. L’aggressione di ieri non ha fermato la rivendicazione sindacale, semmai l’ha rafforzata. “Un risultato intanto è arrivato – dicono Luca Toscano e Sarah Caudiero – la scorsa notte abbiamo raggiunto due accordi con le ditte e contiamo di chiudere gli altri nelle prossime ore”. Contratti sì e va bene, ma sono gli scontri di ieri a spingere il sindacato autonomo a parlare ancora con i giornalisti. E, insieme agli scontri al termine dei quali il bilancio è stato di due poliziotti feriti e tre cinesi denunciati, anche il ‘piano d’azione’ che da qualche giorno sta circolando su WeChat circa una mobilitazione dell’imprenditoria cinese allo scopo di esercitare pressioni sul consolato affinché intervenga “sulle autorità locali” per porre fine ai picchetti di Sudd Cobas.
“Qui il tema – dice Caudiero – è la determinazione delle aziende cinesi a pretendere un diritto allo sfruttamento. Si rivolgono al consolato ma, ci chiediamo, perché al consolato non ci vanno anche gli operai cinesi sfruttati come i colleghi pachistani, cingalesi, bengalesi”?
Un’aggressione non isolata: picchetti dei sindacati più volte assaliti, manifestanti più volte minacciati e picchiati. Ancora oggi, davanti a uno dei cancelli, un cinese alla guida di un’auto ha cercato di investire sindacalisti e attivisti che hanno risposto facendo muro e urlando slogan fino a costringere il conducente ad abbandonare il mezzo.
Dura, durissima la reazione di Sudd Cobas: “C’è un problema di violenza che si scatena contro picchetti e presidi del sindacato – le parole di Luca Toscano – ieri i padroni ci gridavano che siamo comunisti di merda, non gridavano pachistani di merda e questo, badate bene, ci dovrebbe aiutare a ricordare la genesi del fascismo in questo Paese, ricordare cioè che il fascismo è iniziato per reprimere le rivendicazioni di una vita migliore e di un salario migliore da parte del movimento operaio. Oggi siamo condannati a rivivere la stessa storia. Il fatto che centinaia di lavoratori sfruttati di questo distretto abbiano deciso di alzare la testa, sta dando adito alle peggiori pulsioni fasciste, reazionarie, violente, paramafiose di una parte del padronato che opera sul territorio. Il tema è non etnicizzare quello che succede perché così facendo non si fa altro che facilitare l’obiettivo degli imprenditori cinesi di portare dalla loro parte gli operai connazionali sfruttati. Qui non si tratta di cinesi che picchiano e si ribellano agli scioperi, qui si tratta di padroni, capi e caporali che sfruttano i lavoratori. Non è un problema di etnia ma di sistema”.
Stoccata alla politica locale: “Per anni, per decenni – parole di Luca Toscano – la politica pratese ha pensato e creduto che a indicare la strada dovessero essere gli imprenditori, mentre noi pensiamo che l’interesse privato pensa al privato mentre l’interesse pubblico si costruisce dal basso”. (nadia tarantino)

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