PRATO - Alluvione 2023, undici richieste di rinvio a giudizio. Tra gli imputati anche Matteo Biffoni e Simone Calamai

La procura ha firmato le richieste di processo per amministratori e tecnici accusati a vario titolo di omicidio colposo e disastro colposo. Per quattro indagati è stata chiesta l'archiviazione. Udienza preliminare il 19 novembre
Nadia Tarantino
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A poco più di un anno e mezzo dall’alluvione del 2 novembre 2023, sono undici le richieste di rinvio a giudizio depositate dalla procura di Prato a carico di amministratori e tecnici accusati a vario titolo di omicidio colposo e disastro colposo. Il giudice delle udienze preliminari, Marco Malerba, ha già fissato la data di inizio: 19 novembre.

Nell’elenco degli amministratori pubblici figurano gli allora sindaco di Prato, Matteo Biffoni, il suo vice e assessore alla Protezione civile, Simone Faggi (entrambi difesi dagli avvocati Nicolosi e Denaro), e l’assessore all’Urbanistica, Valerio Barberis (avvocato Nigro); gli ancora in carica sindaco di Montemurlo, Simone Calamai (avvocato Rocca) e l’assessore alla Protezione civile, Valentina Vespi (avvocato Nicolosi): per tutti le accuse sono omicidio colposo e disastro colposo. Stesse imputazioni per Pamela Bracciotti (avvocato Palena) e Sergio Brachi (avvocato Bertei), rispettivamente dirigente e capo della Protezione civile del Comune di Prato, per gli omologhi del Comune di Montemurlo, Sara Tintori (avvocato Mercuri) e Stefano Grossi (avvocato Denaro), per Fabio Martelli, responsabile di settore del Genio civile Valdarno centrale (avvocato Lombardo). Infine, Luca Della Longa, direttore del quarto tronco Autostrade per l’Italia (avvocato D’Ascia), chiamato a rispondere di disastro colposo.

Richiesta di archiviazione per Alessandra Casali, dipendente del Comune di Montemurlo, Giuseppe D’Elia, direttore del quarto tronco Autostrade per l’Italia, Iacopo Manetti e Nicolsa Giusti, rispettivamente dirigente e dipendente del Consorzio di bonifica 3 Medio Valdarno.

L’alluvione fece morti e danni per milioni di euro in tutta l’area pratese. Due le vittime: Antonio Tumulo, trascinato via dal torrente Bardena in piena mentre era in macchina e cercava di tornare a casa, e Alfio Ciolini, annegato nel salotto di casa riempito dall’esondazione del torrente Bagnolo. Si salvò per miracolo un uomo che, alla guida della sua auto, nei pressi del casello di Prato est finì nel Bisenzio, e un altro che rimase intrappolato nella macchina e fu soccorso ormai allo stremo.

A firmare le richieste di rinvio a giudizio sono stati il procuratore Luca Tescaroli e i sostituti Valentina Cosci e Alessia La Placa. L’inchiesta è stata particolarmente complessa: per arrivare ad un quadro completo, la mole di documenti, video, foto, dichiarazioni acquisite in mesi e mesi di lavoro è stata comparata con la superperizia dei quattro esperti in idrogeologia, idraulica fluviale e protezione civile chiamati dalla procura a dare risposte ai quesiti alla base dell’indagine: cause dell’alluvione, concause legate a eventuale omessa, incompleta o errata manutenzione,valutazione dell’emergenza idrica e successiva indicazioni precauzionali fornite ai cittadini. Per usare parole più semplici che però non riducono la complessità e la pluralità della questione: si trattò di una pioggia tanto eccezionale da rendere imprevedibili le conseguenze, o il territorio non era stato adeguatamente preparato a reggere quell’evento? Inutile dire che sarà questo il campo di battaglia su cui si misureranno l’accusa e le difese.

Fiumi e torrenti, il 2 novembre 2023, scoppiarono come bombe. Acqua, fango e detriti ovunque. Il risultato – secondo la procura – della inefficacia dei piani di previsione, intervento e protezione civile varati dai tecnici e adottati dagli amministratori nel tempo e nonostante il pauroso precedente di trent’anni prima quando si verificò l’esondazione della Bardena. Certo, nulla a confronto dell’alluvione del 2023 ma il segno tangibile della fragilità del suolo e della necessità di investimenti per la sua difesa. Nell’inchiesta sono diversi i riferimenti a presunti mancati interventi sui corsi d’acqua riconosciuti più sensibili – lo Stregale e il Bagnolo sul versante di Montemurlo, la Bardena sul versante pratese – e sulla mappatura e aggiornamento delle aree a rischio.

Il lavoro degli investigatori, naturalmente, si è soffermato anche sulle decisioni e sugli interventi nelle ore in cui la pioggia continuava a cadere copiosa e il livello dei corsi d’acqua saliva: fu fatto tutto quello che era possibile fare? furono adottate per tempo tutte le precauzioni? Tanta distruzione e due morti potevano essere evitati? La risposte arriveranno con l’inizio dell’udienza preliminare.  (nadia tarantino)

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