Il maxiblitz nel carcere di Prato, ordinato dalla procura all’alba di sabato scorso e proseguito fino al primo pomeriggio con l’impiego di centinaia tra poliziotti, carabinieri e reparti speciali della penitenziaria, concluso con decine di avvisi di garanzia a detenuti e ad agenti per l’ingresso nella struttura di telefonini, schede sim e sostanze stupefacenti, ha acceso i riflettori sulle criticità del sistema carcerario. Criticità più volte sottolineate dai sindacati e sollevate anche dal procuratore, Luca Tescaroli, che dando conto dell’inchiesta e delle modalità di consegna di smarpthone, smartwatch, microtelefoni, cocaina e hashish ai reclusi forti della compiacenza di alcuni agenti, ha evidenziato come la struttura carceraria pratese sia caratterizzata da un apparente massiccio tasso di illegalità con una insufficienza di personale nel ruolo di ispettori e sovrintendenti la cui carenza, rispetto alla pianta organica prevista, raggiunge punte di quasi il 50 per cento. Accanto a ciò – sempre Tescaroli – “l’estrema difficoltà ad avere interlocutori stante l’assenza e il continuo ricambio delle figure direttive”. Una situazione che ha reso difficili le indagini all’insaputa dei detenuti, molti dei quali liberi di muoversi nelle sezioni.
PRATO - TELEFONI E DROGA ALLA DOGAIA: LA REAZIONE DEI SINDACATI
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