A due mesi dall’inizio dell’assemblea permanente alla confezione San Martino, qualcosa inizia lentamente a muoversi per i lavoratori in agitazione. Nei giorni scorsi è stato aperto un tavolo di trattative tra sindacato Sudd Cobas ed i committenti dell’azienda finalizzato all’ottenimento degli stipendi arretrati e al pagamento dei tfr. Ad annunciarlo questa mattina, lunedì 1 settembre, è stato il gruppo di sindacalisti che ha aperto le porte della fabbrica occupata all’onorevole Marco Grimaldi (Avs) in città per la presentazione dei candidati alle prossime elezioni regionali.
“Questo è un primo risultato immediato, la negoziazione sta andando avanti ed è il frutto delle mobilitazioni che abbiamo portato davanti a quelle fabbriche- spiega Sarah Caudiero- rappresentando le responsabilità legali e solidali che queste aziende hanno nei confronti di chi ha lavorato per anni in condizioni disumane per il loro profitto e per quello che esportano- Chiediamo il pagamento degli stipendi, tfr e risarcimenti rispetto a quello che è stato lavorato fino ad ora. I committenti devono farsi carico di questo problema, lo dice la legge. Andremo in questa direzione per far capire ai committenti che devono preoccuparsi di a chi stanno affidando il loro lavoro”. Un’occupazione portata avanti, giorno e notte, dallo scorso 26 giugno giorno nel quale i proprietari dell’azienda, dopo un controllo, hanno iniziato a smontare e portare via i macchinari con l’obiettivo, sistema collaudato e diffuso, di ricominciare altrove indisturbati eludendo sanzioni e sfuggendo alla regolarizzazione degli operai.
L’onorevole Grimaldi, dopo aver ascoltato i lavoratori pagati a cottimo e costretti a lavorare anche dodici o quattordici ore al giorno, ha annunciato la volontà di presentare alla camere un’interrogazione parlamentare per sollecitare l’intervento delle istituzioni nel far rispettare le leggi : “Questo è un far west legalizzato, porteremo in parlamento la vicenda, Prato non è un’eccezione. E’ incredibile che nel 2025 ci siano ancora lavoratori che lavorano come si faceva nelle filande di inizi ‘900- e quando le istituzioni arrivano, aprendo le maglie con ispezioni, i proprietari cercano di scappare. Qui, alla San Martino, è solo grande al lavoro dei sindacati se non sono riusciti a svuotarla portando via tutti i macchinari ma hanno svuotato le vite di chi ci lavorava- spiega- gli sono stati sottratti stipendi, hanno contratti formalmente regolari ma mai rispettati, per mesi lasciati a casa quando il lavoro non c’è e in questo i committenti hanno responsabilità enormi. Vogliono la scritta “made in Italy” alle condizioni del terzo e quarto mondo- conclude- i controlli una tantum non servono, il ministero e le prefetture devono impegnarsi di più. Il contoterzismo è tutto uguale e scarica sui lavoratori ricattabili questo sistema”.
Per Grimaldi si possono prendere in considerazioni leggi speciali per tentare di contrastare in maniera netta il fenomeno dello sfruttamento lavorativo: “Servono nuovi protocolli per spezzare il meccanismo del caporalato e quindi trovare un modo evidente pubblico per richiedere la manodopera attraverso per esempio dei centri per l’impiego- è una delle ipotesi- E’ disposto il sistema pratese dei pronto moda ad accedere a dei meccanismi trasparenti per la selezione del personale? Bisogna spezzare le catene”.