FIRENZE - FINE VITA: DONNA PARALIZZATA CHIEDE AIUTO DEL MEDICO, IL CASO ALLA CONSULTA

Chiara Valentini
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Libera, nome di fantasia scelto da lei stessa, ha 55 anni ed è completamente paralizzata per una sclerosi multipla. La sua scelta è stata quella di porre fine alla sua vita ed ha effettivamente avuto accesso al suicidio assistito da parte dell’Azienda sanitaria perchè il suo caso presenta tutti i criteri previsti dalla legge (piena capace di intendere e volere, patologia irreversibile portatrice di gravi sofferenze fisiche o psichiche, sopravvivenza garantita da a trattamenti di sostegno vitale). Non può però, proprio a causa della sua patologia, somministrarsi da sola il farmaco.  Ha fatto quindi ricorso al tribunale di Firenze per chiedere che sia il suo medico a farlo. A quel punto, il 30 aprile scorso, il Tribunale ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale  sollevando la questione di legittimità costituzionale per l’articolo 579 del codice penale che punisce l’omicidio del consenziente. La Consulta dovrebbe esprimersi l’8 luglio. Libera – spiega l’Associazione Coscioni che la assiste anche legalmente – ha rifiutato la sedazione profonda “perchè vuole essere lucida e cosciente fino alla fine”, sta “soffrendo a livelli insopportabili a causa della malattia e di ulteriori complicazioni”. Un caso diverso da quello che è stato il primo caso di applicazione sul fine vita della regione Toscana: Daniele Pieroni, di Chiusi in provincia di Siena, malato di Parkinson, nei giorni scorsi si è auto somministrato il farmaco che ha messo fine alla sua vita. La mancanza di una legge nazionale rende invece il caso di Libera più complicato. La legge regionale Toscana infatti ha reso più attuabile la sentenza della Corte Costituzionale del 2019 che stabiliva i parametri per il cosiddetto suicidio medicalmente assistito. Ma la somministrazione del farmaco da parte del medico potrebbe configurare eutanasia che in Italia è illegale, costituisce reato e rientra nelle ipotesi previste e punite dall’articolo 579 (Omicidio del consenziente) o dall’articolo 580 (Istigazione o aiuto al suicidio) del Codice Penale.

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