Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha presieduto questa mattina, nella prefettura di Prato, la riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Insieme a lui i vertici delle forze dell’ordine italiane e non solo per un’analisi complessiva dello stato della sicurezza sul territorio nazionale. La scelta di Prato per un COSP nazionale l’ha spiegata lo stesso Piantedosi all’uscita dall’incontro. Il Ministro dell’Interno si riferisce da un lato alla presenza della mafia cinese, certificata dalle recenti indagini del Procuratore di Prato Luca Tescaroli e le cui infiltrazioni sono state confermate dal capo della Direzione distrettuale antimafia di Firenze Filippo Spiezia; e dall’altro a una carenza di organico delle forze dell’ordine, ancora calibrato su un numero di abitanti di 30 anni fa. Nel frattempo questi ultimi sono aumentati di 50mila unità e l’organico della questura di appena 20, denunciano i sindacati solo qualche giorno fa. Ma la visita del Ministro era stata preceduta anche dalla polemica politica, con il PD che aveva stilato un elenco di 10 domande al ministro che andavano, appunto, dalla carenza di organico alla quella del tribunale al carcere della Dogaia. “La sicurezza e la giustizia non sono passerelle” era il titolo del documento firmato tra gli altri dal deputati Marco Furfaro.
“Una lista della spesa, è solo arroganza” avevano ribattuto gli esponenti di destra “il fatto che il comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza si tenga per la prima volta a Prato è già una risposta. E Piantedosi, pur non entrando nel dettaglio, ha lasciato la prefettura parlando di un impegno concreto per il futuro. E che il ministro abbia preso “impegni concreti” è stato confermato anche dal presidente della Regione, presente all’incontro
PRATO - PIANTEDOSI AL COSP NAZIONALE: “IMPEGNI CONCRETI PER PRATO”
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