FIRENZE - URBANINA: L’ELETTRICA TOSCANA TROPPO IN ANTICIPO SUI TEMPI

Chiara Valentini
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C’era una volta l’auto elettrica. E no, non è un errore. Fu inventata e costruita in Toscana  nel 1965 nella villa settecentesca di Poggio Adorno, comune di Castelfranco di Sotto (Pi), ad opera del proprietario della tenuta, il marchese Pier Girolamo Bargagli Bardi Bandini, e del tecnico Narciso Cristiani. L’auto da città, nelle intenzioni del marchese, doveva essere piccola, facile da parcheggiare, silenziosa e non inquinante. Se oggi questo è un elenco di caratteristiche ben presente a molte case automobilistiche, non lo era in anni in cui la benzina costava 120 lire al litro e, soprattutto, la coscienza ambientale era appannaggio di pochi illuminati. L’urbanina aveva 40 km di autonomia, le colonnine di ricarica non erano poi così diffuse (per usare un eufemismo) e costava più di una Cinquecento. Abbastanza per far fallire un progetto così troppo lungimirante. Ne vennero realizzate 500 esemplari e poi il brevetto fu venduto, nei primi anni Settanta, alla Zagato che la trasformò in “Milanina” (che è questa che vedete). Dopo Sessant’anni  (nel 2018) un gruppo di appassionati, guidati da don Andrea Pio Cristiani, figlio di Narciso, ha dato vita all’associazione “L’auto elettrica tra passato e futuro” per ricordare al mondo attuale alle prese la lotta al petrolio che il genio toscano ci aveva già pensato. Con tutte le caratteristiche attuali (seppur con la tecnologia dell’epoca). Una differenza però c’è. L’urbanina ha un abitacolo più alto delle attuali piccole elettriche. Del resto, in quegli anni, gli uomini portavano il cappello.

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