PRATO - Dalla Cina al Macrolotto 1 e 2 con documenti falsi per non pagare le tasse: sequestrati 21mila rotoli di tessuto

Operazione della guardia di finanza di Prato coordinata dalla procura europea di Bologna. Individuate le aziende destinatarie della merce importata attraverso triangolazioni fasulle. Le ipotesi di reato: contrabbando, trasferimento e dichiarazione fraudolenti tramite fatture per operazioni inesistenti
Nadia Tarantino
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La merce arrivava dalla Cina accompagnata da documenti di trasporto internazionali con dati falsi riferiti sia al venditore che all’acquirente e una volta approdata a Prato, nelle zone del Macrolotto 1 e 2, veniva presa in carico dai veri compratori, trasportata nei capannoni e, con la distruzione di tutte le carte di accompagnamento, ‘liberata’ da qualsiasi possibilità di riscontro e dotata di fatture d’acquisto fittizie con un percorso di vendita fasullo attraverso ditte con sede in Polonia e in Germania di fatto inesistenti o inattive. E’ quanto ha scoperto la guardia di finanza di Prato che ha sequestrato 2milioni 300mila metri quadrati di tessuto e denunciato vari imprenditori tra i quali quello che materialmente gestiva le importazioni. Le ipotesi di reato: contrabbando, trasferimento e dichiarazione fraudolenti tramite fatture per operazioni inesistenti.
Le indagini, dirette dalla procura europea di Bologna, hanno ricostruito la triangolazione a cui le spedizioni venivano sottoposte per evitare il pagamento dei tributi doganali e dell’Iva. Accertata, al momento, un’evasione di un milione 300mila euro.
A mettere i finanzieri di Prato sulle tracce del tortuoso viaggio dei tessuti destinati alle aziende dei Macrolotti è stata un’attività di indagine basata sull’analisi dei flussi delle merci. Per prima cosa sono state mappate le sedi dell’effettivo scarico delle merci, corrispondenti a quanto riportato sui documenti di trasporto, e poi quelle merci sono state continuamente monitorate fino a scoprire lo spostamento verso altri indirizzi. Sono stati questi monitoraggi a portare al sequestro di 21mila rotoli di tessuto stoccati nei capannoni delle imprese coinvolte, vale a dire i reali compratori.    

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