“Proviamo a partire da noi per essere agenti di quel cambiamento che vorremmo vedere nella società”. Così Artemisia, associazione fiorentina che da oltre trent’anni è impegnata a contrastare ogni forma di violenza contro donne e bambini, all’indomani dell’espulsione da Dire, il raggruppamento nazionale dei centri antiviolenza. Artemisia è stata espulsa per la scelta di associare anche uomini per compiti di sensibilizzazione e prevenzione e anche con loro combattere la violenza sulle donne. “La nostra è una posizione di rottura che non si conforma alle regole esistenti che tuttavia possono essere modificate e rese attuali senza tradirne le origini e senza rinnegare la specificità del fenomeno – si legge in un comunicato diffuso dall’associazione di cui è presidente Elena Baragli – la maggioranza delle nostre socie ha deciso di riconoscere l’esistenza di un modello maschile positivo e ha scelto con coraggio perché donne e uomini siano impegnati insieme nella lotta alla violenza maschile e adulta, piuttosto che aderire alla proposta di una collaborazione con i movimenti di uomini, esterni e paralleli, sulla base di identità separate”. Artemisia prosegue dunque il suo cammino forte di una convinzione: “La consapevolezza – viene spiegato – di un cambiamento”. Un cambiamento che, appunto, passa anche “dall’impegno in prima persona di uomini protagonisti di percorsi di uscita e rielaborazione delle violenze di cui sono stati vittime e testimoni nell’infanzia, o che hanno visto subire a figli e sorelle”. Artemisia, infine, sottolinea il rispetto dell’articolo 3 che regola i Centri antiviolenza e le Case rifugio secondo il dettato dell’intesa Stato-Regioni del 2022 e cioè solo personale femminile per contatti diretti con le vittime di abusi e violenze.
FIRENZE - ARTEMISIA: “VIOLENZA SU DONNE SI COMBATTE ANCHE CON UOMINI”
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