TOSCANA - RISCHIO USURA: GROSSETO, AREZZO E SIENA SUL PODIO

Alessio Poggioni
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Con l’arrivo delle festività natalizie torna anche l’allarme usura. È questo il quadro tracciato dall’Ufficio studi della CGIA, che evidenzia come dicembre rappresenti uno dei momenti dell’anno più delicati per famiglie, artigiani e piccoli commercianti. Sono infatti circa 800mila gli italiani che hanno dichiarato di aver finanziato gli acquisti natalizi ricorrendo a prestiti. Non tutti, però, si sarebbero rivolti al sistema bancario: in un contesto di difficoltà economica crescente, il rischio di incontrare soggetti pronti a offrire denaro con tassi usurari diventa concreto. Un quadro pericoloso, che si espande anche alle imprese, con la Toscana che registra alcuni primati in negativo.
Guardando il trend di crescita, la nostra regione è la terza in Italia per numero di imprese in sofferenza, dopo Valle d’Aosta e Campania è quella che è peggiorata di più. Firenze figura tra le prime province italiane per numero assoluto di imprese insolventi, con 2.683 aziende segnalate alla Centrale dei Rischi. In totale, durante quest’anno la situazione è peggiorata un po’ ovunque, con una media italiana del 3,6% di aziende in sofferenza in più rispetto al 2024. Ma anche qui, sul podio, finiscono tre province toscane, che in assoluto negli ultimi 12 mesi hanno registrato l’incremento maggiore di crisi: Grosseto segna l’incremento più alto a livello nazionale, con un balzo del +20,9%, pari a 115 imprese in più finite nella fascia delle sofferenze. Subito dietro compare Arezzo, che cresce del +18,7% (+134 aziende), mentre Siena registra un aumento del 17,2% (+98). Un andamento che, secondo la CGIA, riflette le difficoltà strutturali dei territori a maggiore presenza di microimprese, spesso prive di riserve finanziarie e fortemente dipendenti dalla puntualità dei pagamenti da parte dei clienti.
Il paradosso è che, mentre aumentano gli imprenditori in crisi, risultano in diminuzione le denunce per usura. Un dato solo in apparenza rassicurante: come ricordano le forze dell’ordine, il reato è tra i più sommersi. Le vittime, soprattutto nei centri più piccoli, raramente trovano il coraggio di esporsi, frenate da paura, intimidazioni e dal peso sociale della vergogna.
Il fattore determinante è senz’altro il costo della vita e l’inflazione, che soprattutto in certe zone (come Firenze) pesano enormemente sulla capacità economica delle famiglie. Ma la CGIA individua tra le cause principali del rischio usura, anche la riduzione dei prestiti bancari alle imprese. Dal 2011 a oggi lo stock dei crediti erogati è crollato di oltre 350 miliardi di euro, complice il lungo ciclo di restrizioni del credito e l’aumento delle sofferenze bancarie. Un irrigidimento che penalizza soprattutto artigiani, commercianti e lavoratori autonomi, spesso esclusi dai canali tradizionali non per cattiva gestione, ma per ritardi nei pagamenti dei committenti o fallimenti subiti a catena.
Per questo la CGIA chiede un rafforzamento del Fondo di prevenzione dell’usura, uno strumento ritenuto essenziale per intercettare e sostenere chi si trova in condizioni di vulnerabilità finanziaria prima che cada nella rete della criminalità organizzata. Una richiesta che risuona con particolare urgenza in Toscana, dove diverse province mostrano segnali di fragilità crescente proprio alla vigilia del periodo natalizio, storicamente il più a rischio per famiglie e imprese.

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