PRATO - Attacco al presidio Sudd Cobas, il sindacato porta la protesta dentro il ristorante: “Non ci fermiamo, lo sfruttamento deve finire”

Nella serata di ieri decine di persone hanno risposto all'appello di manifestare davanti al locale dopo le violenze di domenica che si sono concluse con otto feriti. I cinesi non hanno reagito all'ingresso della folla nel locale e hanno ripreso tutta la scena con i telefonini. Dura critica di Luca Toscano: "E' allucinante che l'attività sia ancora aperta, il questore chiude locali per molto meno". Continuano le indagini della polizia coordinate dalla questura: si stanno identificando tutte le persone coinvolte
Nadia Tarantino
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Come un’onda la protesta è entrata dentro il ristorante. Slogan urlati a squarciagola, bandiere e striscioni per chiedere contratti di lavoro regolari, paghe dignitose e rispetto delle regole. E’ la risposta di Sudd Cobas alle violenze di domenica sera davanti al ristorante cinese Scintilla, in via Galcianese. Bilancio pesantissimo: all’ospedale sono finiti un sindacalista italiano, sei attivisti pakistani, e due cinesi tra cui la proprietaria del locale. Secondo il racconto del sindacato, confermato dalla procura, a due manifestanti in presidio sono state spaccate bottiglie di vetro sulla testa, mentre a uno è stata morsa una mano (leggi). “Spinte, calci, pugni – il racconto di Arturo Gambassi, uno dei feriti – tutto è nato da un gruppo di quattro o cinque cinesi che hanno cominciato prima a insultarci e a provocarci, poi sono passati alla violenza e qualcuno ha anche provato a trascinarci dentro il locale”. La procura, dopo la relazione della polizia che ha acquisito le immagini delle telecamere di sicurezza installate fuori e dentro il ristorante, ha aperto un fascicolo per lesioni personali aggravate sia a danno dei manifestanti che dei cinesi. In corso gli accertamenti per dare un nome e un cognome a tutte le persone coinvolte.
A ventiquattro ore dai disordini, nella serata di ieri, lunedì 15 dicembre, il sindacato è tornato in via Galcianese: decine di persone si sono accalcate davanti all’ingresso del ristorante e alla fine sono entrate per portare tra i tavoli il loro grido contro lo sfruttamento del lavoro. “Non è una fabbrica ma è comunque un luogo di diritti negati ai lavoratori – le parole di Luca Toscano, leader di Sudd Cobas – siamo stati attaccati dopo che nei giorni scorsi abbiamo firmato quattro accordi in altrettanti ristoranti per la regolarizzazione di chi lavora, ma non ci fermeremo”. I cinesi presenti non hanno reagito. Neppure una parola, solo i telefonini in mano per filmare la protesta e inviare tutto all’avvocato.
Sale il volume delle rivendicazioni ma anche quello del richiamo alle istituzioni: “E’ allucinante – ancora Toscano – che questo locale oggi sia aperto. In questa città i locali vengono sospesi dalla questura per molto meno”. E la richiesta esplicita a prendere provvedimenti: “Chiediamo al questore di sospendere l’attività di questo ristorante dopo quello che è successo. Crediamo che sia arrivato il momento di dimostrare che la sicurezza di chi rivendica i diritti conta qualcosa. Si chiama democrazia”.
L’azione del sindacato è decisa nonostante i precedenti: quattro aggressioni da settembre a oggi, tre nell’ultimo mese. “La vigliaccheria – dice Luca Toscano – di chi sta provando a fermare la sindacalizzazione, di chi vuol fermare un movimento che rivendica diritti e che li sta conquistando”. Su uno striscione lo slogan “Dalle fabbriche alle cucine, il nostro coraggio è la vostra fine” e accanto i cartelli ‘8×5’ (otto ore di lavoro per cinque giorni la settimana) ormai finiti su giornali, copertine e programmi di tv di mezza Europa. (nadia tarantino)

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