PRATO - Inchiesta per corruzione, inizia la settimana chiave per Bugetti e il Comune. Giovedì il giudice decide sulla richiesta di domiciliari per la sindaca

Al centro dell'indagine ci sono i rapporti tra la primacittadina e l'imprenditore Matteini Bresci con la procura che ipotizza un suo "asservimento" agli interessi personali dell'industriale. Al vaglio dei Ros cellulare e pc sequestrati alla sindaca
Nadia Tarantino
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Inizia oggi, lunedì 16 giugno, la settimana più lunga della carriera politica di Ilaria Bugetti, sindaca di Prato indagata per corruzione dalla Dda di Firenze e sulla quale pende la richiesta di arresti domiciliari.

Una settimana lunga e anzi lunghissima con la prima tappa in calendario giovedì quando il giudice delle indagini preliminari interrogherà Ilaria Bugetti e l’altro indagato di questa inchiesta, l’imprenditore Riccardo Matteini Bresci, ex vertice del Gruppo Colle, tra le aziende tessili più importanti dell’area pratese, già arrestato e condannato per corruzione nel 2024, e per il quale, invece, la richiesta è quella del carcere. Solo dopo l’interrogatorio al quale Bugetti, difesa dall’avvocato Badiani, ha già detto di voler rispondere, si saprà se la richiesta dei sostituti Gestri, Boscagli e Nastasi, verrà recepita, respinta o sostituita con un cautelare diverso.

La sindaca in questi giorni non ha annullato nessuno dei suoi impegni e ha fatto sapere che è tranquilla, che è a disposizione della magistratura, di aver fiducia nei magistrati e soprattutto di voler continuare il suo lavoro in Comune. Intorno a lei il Pd fa quadrato ma si tratta di un atteggiamento obbligato in questa fase di assoluta delicatezza oltre che di incertezza, mentre l’alleato 5 Stelle già scricchiola. A questo proposito proprio stamani, il presidente della Regione Eugenio Giani a chi gli chiedeva un commento ha detto: “voglio leggere gli atti e rendermene conto, poi mi esprimerò con compiutezza. Queste sono materie delicate sulle quali interviene la magistratura e quindi io voglio avere piena cognizione degli atti che le vengono imputati”. Per poi aggiungere: “non ho elementi per affermare questo”,  rispondendo a una domanda su contraccolpi all’alleanza in costruzione con il M5s per le prossime regionali, visto che i pentastellati hanno ipotizzato di uscire dalla Giunta comunale pratese dove siedono insieme al Pd.

Intanto, tornano all’inchiesta, i carabinieri del Ros, ai quali sono state affidate le indagini, stanno passando al setaccio il telefono di Ilaria Bugetti e i supporti informatici prelevati dalla sua abitazione e dal suo ufficio venerdì mattina, quando è scoppiato il terremoto giudiziario e, inevitabilmente politico. Un terremoto le cui prime scosse tornano indietro di anni, al periodo in cui l’attuale sindaca di Prato era consigliera regionale e già – sostiene l’accusa – coltivava un “rapporto patologico” con Matteini Bresci per il quale, in cambio di appoggio elettorale in termini di voti e di finanziamento, si sarebbe spesa presso gli uffici della Regione per trovare soluzioni ai problemi delle aziende dell’imprenditore. E lo stesso – è la tesi dell’accusa – avrebbe fatto da sindaca di Prato. Un legame, quello tra Bugetti e Matteini Bresci, nato a Cantagallo, il centro della Val di Bisenzio di cui la prima è stata sindaca e il secondo tra gli imprenditori di maggiore spicco perché proprio lì ha sede il cuore del Gruppo Colle, e proseguito nel tempo tanto che nel 2016 Bugetti è stata assunta da una società in capo a Matteini Bresci; lei all’epoca già consigliera regionale, non ha mai rivelato il nome del suo datore di lavoro (ma ha dichiarato i redditi da lavoro dipendente) ma soprattutto, stando alla ricostruzione investigativa, non avrebbe mai svolto il lavoro per cui era stipendiata.

“Bugetti ricattabile e asservita agli interessi di Matteini Bresci”, si legge nella richiesta di custodia cautelare della Dda. Matteini Bresci – ancora gli investigatori – che racconta di aver procacciato voti presso la massoneria per far eleggere Ilaria Bugetti.

Il profilo che dalle carte esce di Matteini Bresci è in linea con quello dell’inchiesta dello scorso anno quando finì ai domiciliari e con lui, ma in carcere, finì nei guai l’allora comandante della Compagnia dei carabinieri di Prato, Sergio Turini. I magistrati della Dda parlavano di loro come di due protagonisti di un consolidato sistema di favori. Tutti e due hanno patteggiato e tutti e due hanno ottenuto di fare lavori di pubblica utilità per pareggiare i conti con la giustizia.

Per Matteini Bresci la storia si ripete e stavolta a essere coinvolta è la sindaca di Prato.  

Il giudice delle indagini preliminari dovrà esprimersi e, tenendo conto dei tempi tecnici, una decisione sul destino di Bugetti non arriverà prima di venerdì o forse sabato. Il tempo di studiare le carte e decidere se il quadro accusatorio della Dda sta in piedi oppure no. Se le accuse sono fondate oppure no. Se la richiesta di arresti domiciliari è sostenibile oppure no. Solo dopo la risposta a queste domande, si potrà parlare di altro.

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