“Appartiene alla logica delle organizzazioni mafiose alimentare rapporti con esponenti delle istituzioni per consolidare posizioni di potere e ampliare la sfera del business, offrendo sostegno in occasione di competizioni elettorali. E non a caso questo schema è oggetto di verifica anche in indagini recenti”. Sono le esatte parole che il procuratore Filippo Spiezia, capo della Direzione distrettuale antimafia di Firenze, ha affidato al quotidiano ‘la Repubblica’ parlando di criminalità cinese a Prato e, più in particolare, rispondendo alla domanda sul pericolo di infiltrazione mafiosa. Parole che non sono passate inosservate. Non c’è solo il fatto che Spiezia incontrerà domani, giorno di Ferragosto, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che, insieme al capo della polizia e ai vertici delle forze armate, ha scelto proprio Prato per il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica; c’è il fatto che Spiezia proprio di infiltrazione della criminalità cinese nel territorio riferirà al capo del Viminale. “Le parole del procuratore di Firenze non lasciano spazio a interpretazioni – il commento di Chiara La Porta, deputato pratese di Fratelli d’Italia – le indagini hanno rivelato rapporti tra imprenditori cinesi e pezzi della politica pratese”.
Ecco l’elemento in più: il sospetto, attualmente al centro di verifiche, e cioè di inchieste della procura antimafia, di una capacità della malavita cinese, non certo quella spicciola, di insinuarsi nell’ambito politico e, per riprendere le parole del procuratore, nelle “competizioni elettorali”. Un ambito che, se confermato dal lungo lavoro degli investigatori ancora in corso, rappresenterebbe un ‘salto di qualità’ che andrebbe di pari passo con l’altro già acclarato: quello di un avanzamento della capacità di azione di una criminalità che, dal quartier generale di Prato, opera e si impone per prendere il controllo degli affari più redditizi. Una guerra vera: esplosione di ordigni, attentati incendiari, omicidi consumati e tentati, sparatorie e agguati.
Ora però le parole del procuratore Spiezia, accendono una nuova luce. “Il Pd che stila decaloghi – commenta Chiara La Porta, riferendosi alle dieci domande che il partito ha preparato per l’arrivo in città del capo del Viminale – mantiene la stessa reticenza di sempre: nessun riferimento diretto alla mafia cinese”.
PRATO - MAFIA CINESE: L’ALLARME DEL PROCURATORE SPIEZIA
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