Protezione sociale e giuridica ai lavoratori clandestini vogliono uscire dalla condizione di sfruttamento e che, per farlo, decidono di denunciare e di collaborare con l’autorità giudiziaria e con le forze dell’ordine. E’, in estrema sintesi, il principio alla base del Protocollo d’intesa contro lo sfruttamento lavorativo e a tutela delle vittime firmato oggi, mercoledì 15 ottobre, al Palazzo di giustizia di Prato. Un’intesa che si propone più obiettivi tra i quali il varo di una legge che, sulla scorta di quella introdotta nel 1991 per i collaboratori e i testimoni di giustizia, possa fornire garanzie, aiuto, sostegno e assistenza agli operai che vogliono liberarsi dalle catene dello sfruttamento. “Il protocollo – ha spiegato il procuratore, Luca Tescaroli – mira a contribuire alla creazione concreta e al rafforzamento dei percorsi di presa in carico, di protezione e di reinserimento sociale dei lavoratori stranieri vittime di reati che alimentano quella che, senza esitazione, può definirsi una moderna forma di schiavitù”.
Una emergenza concreta che sta nei numeri: da febbraio scorso ad oggi, nell’area pratese, 129 lavoratori stranieri di nazionalità cinese, pakistana, senegalese, bengladese e gambiana hanno intrapreso il percorso di collaborazione.
La rete di coordinamento che ha aderito al protocollo si compone di diversi tasselli: procura, questure e comandi provinciali di carabinieri e guardia di finanza di Prato e di Firenze, Ispettorato del lavoro, Regione Toscana, Asl Toscana Centro, Comune di Prato, Inps, Satis rete antitratta, Altro diritto Odv e Centro interuniversitario Adir. Un insieme di soggetti pubblici e privati che, ognuno per la propria parte, lavoreranno per dare concretezza all’intesa.
“Particolare attenzione è rivolta al fenomeno dello sfruttamento economico sistemico riconducibile – ha detto Tescaroli – a imprenditori privi di scrupoli, spesso inseriti in una rete criminale di matrice cinese, capace di costruire un circuito economico parallelo a quello legale, di dimensione transnazionale, che alimenta gravi forme di concorrenza sleale nei comporti tessile-manifatturiero, della logistica, dei trasporto e della produzione di grucce per abiti”.
Tanti e tutti importanti i vantaggi per il lavoratore. Il primo: “Il lavoratore irregolare sul territorio verrà informato, sin dall’inizio del rapporto con gli inquirenti – la spiegazione del procuratore – che se dovesse ricevere la comunicazione del riconoscimento della protezione internazionale e il rilascio del permesso di soggiorno, non sarà punito per la sua condizione di clandestinità che, a cose normali, è un reato”. Oltre a questo, l’accesso gratuito alla rete che attiva l’iter di tutela e protezione sociale e, dunque, nessun bisogno di avvocati, interpreti o facilitatori. Insomma, il lavoratore sfruttato che denuncia i responsabili della sua condizione, non dovrà farsi carico di spese e avrà tutta l’assistenza che serve come, per esempio, l’alloggio.
“Il protocollo – ancora il procuratore – non è solo un atto formale, ma un segno concreto di civiltà giuridica che traduce in azione il principio di tutela dei soggetti più deboli contro ogni forma di sfruttamento e sopraffazione, riaffermando il valore supremo della dignità umana quale fondamento della convivenza democratica e della legalità economica in un territorio nel quale lo sfruttamento lavorativo è largamente diffuso e costituisce un elemento decisivo per la sussistenza di un modello economico illegale parallelo”.
Sul protocollo anche le firme del presidente della Regione, Eugenio Giani, e del commissario straordinario del Comune di Prato, Claudio Sammartino. Il primo ha sottolineato l’impegno a coinvolgere i parlamentari toscani affinché si facciano promotori di un iter che consenta di varare una legge per i cittadini stranieri pari a quella dei collaboratori e testimoni di giustizia; il secondo ha definito il protocollo importante perché apre la strada ad altre iniziative di tutela della legalità e protezione di coloro che tentano di uscire dallo sfruttamento e dalla clandestinità.
In termini di sicurezza e legalità, il procuratore Tescaroli ha insistito una volta di più sulla carenza di organici in vari ambiti della lotta allo sfruttamento e ha sottolineato l’importanza di ampliare il sistema di controllo del territorio tramite telecamere in modo da rafforzare l’azione repressiva e investigativa. A questo proposito, il commissario straordinario ha annunciato che a novembre il sistema di videosorveglianza a Prato sarà implementato anche grazie ai fondi regionali, mentre il Comune ha già previsto un investimento di un milione di euro per installare telecamere nelle zone attualmente scoperte. (nt)