PRATO - Lotta allo sfruttamento, la nuova strategia dei Sudd Cobas: trattare direttamente con i committenti. Il caso delle vertenza San Martino

Stamani visita ai lavoratori in presidio dell'onorevole Marco Grimaldi (Avs) che ha annunciato la volontà di presentare alla camere un'interrogazione parlamentare per sollecitare l'intervento delle istituzioni nel far rispettare le leggi
Samuela Pagliara
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A due mesi dall’inizio dell’assemblea permanente alla confezione San Martino, qualcosa inizia lentamente a muoversi per i lavoratori in agitazione. Nei giorni scorsi è stato aperto un tavolo di trattative tra sindacato Sudd Cobas ed i committenti dell’azienda finalizzato all’ottenimento degli stipendi arretrati e al pagamento dei tfr. Ad annunciarlo questa mattina, lunedì 1 settembre, è stato il gruppo di sindacalisti che ha aperto le porte della fabbrica occupata all’onorevole Marco Grimaldi (Avs) in città per la presentazione dei candidati alle prossime elezioni regionali.

“Questo è un primo risultato immediato, la negoziazione sta andando avanti ed è il frutto delle mobilitazioni che abbiamo portato davanti a quelle fabbriche- spiega Sarah Caudiero- rappresentando le responsabilità legali e solidali che queste aziende hanno nei confronti di chi ha lavorato per anni in condizioni disumane per il loro profitto e per quello che esportano- Chiediamo il pagamento degli stipendi, tfr e risarcimenti rispetto a quello che è stato lavorato fino ad ora. I committenti devono farsi carico di questo problema, lo dice la legge. Andremo in questa direzione per far capire ai committenti che devono preoccuparsi di a chi stanno affidando il loro lavoro”. Un’occupazione portata avanti, giorno e notte, dallo scorso 26 giugno giorno nel quale i proprietari dell’azienda, dopo un controllo, hanno iniziato a smontare e portare via i macchinari con l’obiettivo, sistema collaudato e diffuso, di ricominciare altrove indisturbati eludendo sanzioni e sfuggendo alla regolarizzazione degli operai.

L’onorevole Grimaldi, dopo aver ascoltato i lavoratori pagati a cottimo e costretti a lavorare anche dodici o quattordici ore al giorno, ha annunciato la volontà di presentare alla camere un’interrogazione parlamentare per sollecitare l’intervento delle istituzioni nel far rispettare le leggi : “Questo è un far west legalizzato, porteremo in parlamento la vicenda, Prato non è un’eccezione.  E’ incredibile che nel 2025 ci siano ancora lavoratori che lavorano come si faceva nelle filande di inizi ‘900- e quando le istituzioni arrivano, aprendo le maglie con ispezioni, i proprietari cercano di scappare. Qui, alla San Martino, è solo grande al lavoro dei sindacati se non sono riusciti a svuotarla portando via tutti i macchinari ma hanno svuotato le vite di chi ci lavorava- spiega- gli sono stati sottratti stipendi, hanno contratti formalmente regolari ma mai rispettati, per mesi lasciati a casa quando il lavoro non c’è e in questo i committenti hanno responsabilità enormi. Vogliono la scritta “made in Italy” alle condizioni del terzo e quarto mondo- conclude- i controlli una tantum non servono, il ministero e le prefetture devono impegnarsi di più. Il contoterzismo è tutto uguale e scarica sui lavoratori ricattabili questo sistema”.

Per Grimaldi si possono prendere in considerazioni leggi speciali per tentare di contrastare in maniera netta il fenomeno dello sfruttamento lavorativo: “Servono nuovi protocolli per spezzare il meccanismo del caporalato e quindi trovare un modo evidente pubblico per richiedere la manodopera attraverso per esempio dei centri per l’impiego- è una delle ipotesi- E’ disposto il sistema pratese dei pronto moda ad accedere a dei meccanismi trasparenti per la selezione del personale? Bisogna spezzare le catene”.

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