Si è spento ieri a Livorno a 69 anni Loris Rispoli. Da tempo le sue condizioni di salute erano delicate. Era il presidente del ‘Comitato Moby Prince 140’ e per 34 anni la voce più simbolica della lotta dei familiari delle 140 vittime della tragedia del traghetto che si incendiò il 10 aprile del 1991 dopo una collisione con la petroliera Agip Abruzzo nella rada del porto di Livorno. E lo è rimasta anche dopo che un grave infarto nel febbraio del 2021 lo costrinse a lasciare, ma solo fisicamente, la sua battaglia. Rispoli la notte della tragedia perse la sorella Liana che era imbarcata sul Moby Prince come commessa della boutique di bordo. Fin da quel momento si fece promotore instancabile del coordinamento dei familiari delle vittime che ancora oggi chiedono giustizia. Fu lui a fondare l’Associazione Moby 140 e ad inventarsi l’hashtag ‘#iosono141’: ognuno doveva sentirsi la 141esima vittima di quello che è diventato uno dei tanti misteri italiani sui quali non è ancora calato il sipario della verità. “C’è un volto che poi diventerà per me molto familiare, impossibile da dimenticare – ha scritto il sindaco di Livorno Luca Salvetti, che in quell’aprile 1991 era giornalista televisivo -: è il volto di Loris Rispoli che abbraccia la madre, dalla banchina guarda verso l’imboccatura del porto, aspetta notizie certe ma è come se avesse già capito tutto, i suoi occhi sono lo specchio del dramma”. Cordoglio e sincera commozione è arrivata da tutti coloro che conoscevano Rispoli anche solo per il suo ruolo, ricordata come persona dalla profonda umanità e determinazione di fronte al muro di gomma contro cui si è scontrata la sua lotta. La stessa che i familiari delle vittime hanno dichiarato di portare avanti anche in suo nome chiedendo al Parlamento di proseguire i lavori della Commissione di Inchiesta (la terza).
LIVORNO - MOBY PRINCE: MORTO LORIS RISPOLI LA VOCE DELLE VITTIME IN CERCA DI VERITA’
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