VERSILIA - UN FERRAGOSTO ALLA SCOPERTA DELL’ANTRO DEL CORCHIA

Rachele Campi
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Chi ha detto che Ferragosto è da trascorrere solo mare? Basta andare dietro le spiagge della Versilia per veder aprirsi uno dei sistemi carsici più estesi d’Europa. Parliamo dell’Antro del Corchia. E’ un’immersione sensoriale. Addentrarsi nel cuore della montagna, tra sentieri esplorati e ancora da tracciare. Un vero e proprio labirinto che attualmente vede mappati 70 km di grotte e 20 ingressi. Un vero è proprio spettacolo della natura, che al suo interno non racchiude alcun profumo se non quello della terra toccata dall’acqua. Esiste un percorso turistico aperto dal 2001 che garantisce visite in ogni periodo dell’anno, ma gli speleologi possono spingersi oltre e tracciare rotte nuove. Alla scoperta di nuovi ingressi e cunicoli. Si perchè la struttura della montagna apuana se fosse sezionata apparirebbe con dei percorsi nuovi scavati nei secoli anche dall’acqua. Il primo ingresso del sistema, che allora rispondeva al nome di Buca della Ventajola a causa della forte aria che fuoriesce dalla cavità, fu scoperto per caso nel 1840. Gli abitanti di Levigliani furono attratti dal fatto che la grotta poteva costituire una possibilità per l’estrazione del marmo, e dettero inizio alla storia dell’esplorazione delle viscere del monte Corchia. La grotta acquistò presto fama tra gli speleologi e in ambito universitario, vennero effettuati alcuni rilievi della cavità e pubblicati studi naturalistici e geologici. All’inizio del ‘900 cominciarono le esplorazioni vere e proprie, fino a raggiungere nel 1934 il lago sifone ad una profondità di 540 metri. Questo poneva l’Antro del Corchia al secondo posto tra gli abissi più profondi del mondo al tempo conosciuti. Ad oggi si può arrivare a più di 1200 metri di profondità, ma per l’Antro del Corchia la parola fine non è ancora stata scritta.

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