AGLIANA (PT) - Omicidio Cini, condannato a 24 anni il cognato. La figlia della vittima in aula: “Troppo poco”

La Corte d'Assise di Firenze ha letto la sentenza dopo sei ore di camera di consiglio. Impassibile l'imputato che ha ascoltato accanto ai suoi avvocati che hanno annunciato ricorso in Appello. Il pubblico ministero aveva chiesto l'ergastolo. L'omicidio commesso a gennaio 2024: Cini fu preso a sprangate e dopo dato alle fiamme
Nadia Tarantino
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Sei ore di camera di consiglio e poi il verdetto della Corte d’Assise di Firenze: 24 anni di carcere a Daniele Maiorino (nella foto), l’operaio 59enne accusato di aver ucciso a sprangate e bruciato il cognato e vicino di casa  Alessio Cini, tecnico tessile pratese di 57 anni. La sentenza è stata pronunciata nel pomeriggio di oggi, giovedì 2 ottobre. Il pubblico ministero, Leonardo Del Gaudio, aveva chiesto l’ergastolo. Daniele Maiorino, presente in aula accanto ai suoi avvocati, Katia Dottore Giachino e Fulvia Lippi, ha ascoltato impassibile e poi, scortato dalle guardie carcerarie, è stato portato fuori dall’aula dopo aver salutato moglie e figlia. La figlia della vittima, invece, si è lasciata andare ad un pianto disperato: “Troppo poco” ha urlato rivolta ai giudici.
A meno di due anni dall’omicidio avvenuto la mattina dell’8 gennaio 2024 nel piazzale della villetta dove i due cognati abitavano, nelle campagne della Ferruccia, alle porte di Agliana, si chiude il processo di primo grado ma non la vicenda giudiziaria: “Faremo appello – hanno annunciato i difensori – aspettiamo di leggere le motivazioni ma non comprendiamo questa via di mezzo. Siamo assolutamente convinte dell’estraneità del nostro assistito”.
Sarebbe stato un movente economico a spingere Maiorino ad uccidere il cognato. E’ questa la convinzione degli investigatori secondo i quali il disegno prevedeva di ottenere la tutela della nipote e in questo modo disporre del patrimonio della vittima. A incastrare l’uomo il soliloquio intercettato dalle microspie nascoste in macchina: ancor prima di conoscere i particolari dell’omicidio, la dinamica dei colpi assestati al cognato che era ancora vivo quando fu dato alle fiamme, Maiorino, parlando da solo a voce alta, descriveva la scena. Un aspetto, questo, che la difesa ha contestato con una interpretazione diversa delle parti meno chiare del soliloquio.
Oltre ai 24 anni di carcere, la Corte d’Assise ha disposto risarcimenti in via provvisionale alle parti civile: 300mila euro alla figlia di Alessio Cini, 80mila alla moglie e 50mila euro ciascuno ai fratelli.

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