PRATO - Separazione delle carriere dei magistrati, l’Unione Camere penali: “Riforma di modernità per una giustizia migliore a vantaggio dei cittadini”

A Prato il convegno nazionale dell'Ucpi con avvocati e magistrati provenienti da tutta Italia. Il presidente della Camera penale di Prato: "Si tratta di una forma di civiltà politica e giuridica"
Nadia Tarantino
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Non poteva che essere la separazione delle carriere dei magistrati il tema cardine della due giorni dell’Unione Camere penali italiane che ha scelto Prato per il suo convegno nazionale. Ieri e oggi, sabato 20 settembre, a Palazzo Banci Buonamici, avvocati e magistrati da tutta Italia si sono riuniti per affrontare e confrontarsi sulla questione giustizia e, a poche ore dall’approvazione alla Camera della riforma costituzionale che introduce la separazione e che di fatto apre la strada referendaria, l’avvocatura ha ribadito la propria posizione.
“Speriamo si parli del contenuto di questa riforma e non si sposti tutto sulla contrapposizione politica – il commento del segretario Rinaldo Romanelli, segretario Ucpi, in riferimento alla bagarre scoppiata a Montecitorio – il significato della riforma è fondamentale perché lo scopo è rafforzare il giudice nell’interesse di una giustizia con maggiore qualità e con maggiori garanzie per il cittadino dal momento che il giudice sarà l’unico che potrà rappresentare la funzione del limite del potere del pubblico ministero. Noi – ancora Romanelli – siamo l’unica democrazia consolidata che vede giudici e pubblici ministeri abitare la stessa casa, condividere la stessa organizzazione, avere lo stesso percorso di accesso e condividere ogni aspetto della vita professionale. Tutte le democrazie hanno una suddivisione tra chi giudica e chi accusa. Si tratta di funzioni completamente diverse e chi giudica deve controllare e verificare l’operato di chi accusa non condividerne la casa e magari anche le funzioni e lo scopo”.
Una riforma che trova la ferma opposizione dell’Associazione nazionale magistrati che parla del rischio di vincolare l’ufficio del pubblico ministero all’Esecutivo. Un rischio inesistente secondo l’Unione Camere penali italiane. “Basta leggere la riforma anche senza essere un tecnico – la spiegazione di Romanelli – per rendersi conto che si prevedono due Consigli superiori della magistratura e che il testo enuncia espressamente che l’ordine giudiziario è indipendente e autonomo da ogni altro potere. Anzi, gli esperti, dicono che l’autonomia verrà addirittura rafforzata e dunque non è proprio possibile neppure ipotizzare una qualsiasi forma di sottoposizione del pm all’Esecutivo”.
Federico Febbo, presidente della Camera penale di Prato, parla di “momento storico”. “Ora dobbiamo prepararci al passaggio referendario – spiega – e sarà l’occasione per un confronto, che ci auguriamo costruttivo, con l’Anm. Sia chiaro a tutti che questa non è una legge voluta dagli avvocati per motivi corporativi. Gli avvocati non ci guadagnano nulla da questa riforma che invece è a vantaggio dei cittadini: posizionare chi giudica come soggetto terzo al vertice delle decisioni è semplicemente una forma di civiltà politica e giuridica”. (nt)  

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