Precarietà diffusa, stipendi insufficienti e carichi di lavoro elevati: è questo il quadro del lavoro giovanile che emerge da un’indagine della Cgil condotta tra i propri iscritti under 35. Secondo il sindacato, si tratta di una condizione che penalizza una generazione più istruita rispetto al passato, ma spesso relegata a mansioni e inquadramenti inferiori alle competenze acquisite. Il questionario, promosso dalla Cgil Firenze e compilato da circa 500 giovani lavoratrici e lavoratori, delinea – come spiega Gianluca Lacoppola della segreteria sindacale – un diffuso malcontento, frutto di un sistema produttivo che investe poco sulla qualità dell’occupazione, sull’innovazione e sulla valorizzazione professionale.
Alla domanda su quali siano gli elementi fondamentali di un “buon lavoro”, gli intervistati indicano innanzitutto una retribuzione adeguata, seguita dalla possibilità di realizzazione professionale e da un migliore equilibrio tra vita privata e lavoro. Tra i diritti considerati prioritari spiccano la tutela della salute e della sicurezza e la garanzia di stabilità contrattuale. Rilevante anche il dato relativo al rapporto tra salario e tempo di lavoro: la maggioranza del campione preferirebbe ridurre l’orario a parità di stipendio, piuttosto che lavorare di più per guadagnare di più. Un orientamento che segnala un cambiamento culturale netto rispetto alle generazioni precedenti.
«È necessario ripensare profondamente il mondo del lavoro – sottolinea Lacoppola – perché non possiamo accettare che i giovani siano messi di fronte all’alternativa tra precarietà e povertà lavorativa. La richiesta che arriva è chiara: diritti, sicurezza e prospettive di vita dignitose. Su questo il sindacato continuerà a essere al loro fianco».
La ricerca restituisce però anche alcuni segnali positivi per la Cgil: gli iscritti under 35 superano quota 10 mila e rappresentano oltre il 15% degli attivi, una percentuale in linea con le altre fasce d’età. Rilevante infine la presenza di giovani provenienti da Paesi extra Ue, che costituiscono il 23,5% degli iscritti sotto i 35 anni – circa 2.300 persone – con un incremento significativo rispetto al periodo precedente alla pandemia e una forte concentrazione nei comparti più duri ed esposti, come agricoltura, edilizia e servizi.
FIRENZE - GIOVANI E LAVORO: PESANO PRECARIETà E PROSPETTIVE
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