TOSCANA - “IL FANTASMA DI HAMMAMET” DI MASSIMO FRANCO

Alessio Poggioni
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Bettino Craxi non smette di far discutere. A venticinque anni dalla sua morte, la sua ombra continua ad allungarsi sulla politica italiana. Lo racconta Massimo Franco, giornalista del Corriere della Sera, nel suo nuovo libro Il fantasma di Hammamet. Perché l’ombra di Bettino Craxi incombe ancora sull’Italia, edito da Solferino e presentato qualche giorno fa in Regione Toscana, alla presenza del presidente Eugenio Giani, del giornalista Claudio Bozza e del presidente del Gabinetto Vieusseux Riccardo Nencini.
L’opera rappresenta un’edizione rivisitata e ampliata di un saggio pubblicato per la prima volta nel 1995. A distanza di trent’anni, Franco torna sulla figura dell’ex leader socialista con uno sguardo rinnovato, arricchito da nuove testimonianze e una più ampia contestualizzazione storica.
Al centro del libro, il drammatico epilogo di Craxi: la fuga in Tunisia, la vita nella villa di Hammamet – definita dall’autore “sulla collina degli sciacalli e dei serpenti” – e il suo declino politico, segnato dall’inchiesta di Mani Pulite e dalla frattura tra politica e magistratura. Una vicenda personale e nazionale, che Franco ricostruisce con rigore giornalistico e taglio narrativo, ripercorrendo l’implosione del Partito Socialista Italiano e il crepuscolo della Prima Repubblica.
Nel libro emergono figure e dinamiche che ricordano molto da vicino l’Italia di oggi: il rapporto conflittuale tra poteri dello Stato, l’uso politico della giustizia, la fragilità dei partiti. “Craxi è stato il primo grande capro espiatorio di una stagione che nessuno ha mai davvero chiuso”, scrive Franco, tratteggiando una rete di personaggi – statisti, spie, faccendieri, ecclesiastici – che popolavano il mondo dell’ex premier.
Con Il fantasma di Hammamet, Massimo Franco firma un libro che non è solo una biografia politica, ma una riflessione profonda sulle radici irrisolte della Seconda Repubblica. Un invito, in tempi di revisioni storiche e tensioni istituzionali, a guardare al passato non con nostalgia, ma con consapevolezza.

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