FIRENZE - PAOLO PENKO E IL DIAMANTE PERDUTO, RITROVATO MA MAI DIMENTICATO

Chiara Valentini
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Immaginate un artigiano fiorentino innamorato della propria città e della sua storia. Poi immaginate un diamante. E’ indiano, di colore giallo, enorme, il secondo più grande al mondo. Immaginate adesso Ferdinando I de’ Medici, Granduca di Toscana, che riesce ad accaparrarselo nel 1601 per 34mila scudi (ma valeva 200mila ducati) e lo fa trasformare in un gioiello: il Fiorentino. Seguite ancora la preziosa gemma fino in Austria. E’ lì che se ne perdono le tracce durante la prima guerra mondiale. Il Fiorentino entra nella leggenda, il suo destino avvolto nel mistero. E’ perduto ma non dimenticato. E il nostro artigiano innamorato di Firenze e della sua storia, al secolo Paolo Penko, ne studia i disegni, le descrizioni degli inventari medicei, lo osserva ornare la chioma di Maria Maddalena d’Austria. E decide di riprodurlo, con tutta la sua montatura ornata da 182 piccoli diamanti incastonati alla maniera fiorentina. Adesso però immaginate il Fiorentino ricomparire in un caveau in Canada. Difficile che torni a Firenze, in molti chiedono al Governo di attivarsi, in nome delle volontà di Maria Luisa de’ Medici di lasciare tutte le sue “gioie” (come chiamava i beni di famiglia) alla città. Tortuosi sono i pertugi legali che attraversano cambi di dinastie e di Continenti. Chissà che magari in futuro possa essere oggetto di una mostra temporanea proprio qui. Un’ultima cosa chiediamo a Paolo Penko. L’elettrice palatina, per la quale il gioiello più prezioso rimaneva, evidentemente, Firenze, vorrebbe che il fiorentino tornasse a casa? “Non ci sono dubbi” risponde.

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