TOSCANA - POVERTA’, I NUMERI TOSCANI

Redazione
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Secondo l’ultimo rapporto Irpet che fotografa la situazione del 2023, 57mila famiglie toscane vivono sotto la soglia di povertà assoluta, una percentuale che sale dal 3,5% al 5,5% se si considerano solo le famiglie con figli minorenni a carico. Il 13,2% è comunque a rischio di povertà o esclusione sociale. Senza le misure di sostegno come l’assegno unico e l’ex reddito di cittadinanza, la povertà assoluta per le famiglie con minori sarebbe ancora più elevata, arrivando al
9,9%. Anche una regione considerata ricca come la Toscana con città capoluogo tra i primi posti nazionali per qualità della vita e un Pil pro capite superiore alla media nazionale (37.600 euro nel 2023), ha quindi, le sue fragilità pur con indici migliori del 2022. Le difficoltà sono molte e diffuse. il 15% delle famiglie ha problemi a riscaldare l’abitazione o a mangiare carne o pesce, il 12% non riuscirebbe a far fronte a una spesa imprevista di 800 euro e il 6% dichiara di essere in arretrato con il rimborso dei prestiti. Altro indicatore di povertà: la quota di famiglie con Isee sotto 6.000 euro risulta pari al 6,4%.
In attesa dei dati ufficiali, secondo gli esperti il 2024 potrebbe risentire
della cancellazione del reddito di cittadinanza, sostituito dal 1° gennaio dello scorso anno solo in parte dal reddito di inclusione. Secondo dati aggiornati, e riferiti ai primi dieci mesi del 2024, le famiglie beneficiarie di assegno di inclusione sono 14.806, la metà di quanti ricevevano il Reddito di cittadinanza. Timori fondati a giudicare dai
dati diffusi da Caritas: nel 2024 i Centri di Ascolto hanno accolto ben 29.297 persone, con un incremento del 3,9% rispetto all’anno precedente. È il numero più alto dal 2007
Si tratta per lo più di donne (54,9%), stranieri (60,7%), adulti tra i 25 e i 54 anni (59,5%) con basso livello di istruzione. E sempre più spesso, vivono soli o in coabitazioni complesse, con figli minori a carico. Il bisogno più diffuso rimane quello economico, rilevato nel 74,2% dei casi, seguito da problematiche occupazionali (21,8%), sanitarie (9,6%) e abitative (9,1%).
Particolarmente preoccupante è l’emergere dei working poor, ovvero persone che pur lavorando non riescono a garantirsi una vita dignitosa. Secondo Caritas, il 34% degli utenti dei Centri di Ascolto è composto da lavoratori poveri, spesso impiegati con contratti precari, part-time o informali. Le donne sono le più penalizzate: quasi la metà di loro lavora ma non guadagna abbastanza per vivere. Tra gli occupati part-time, il 41% è sotto la soglia di povertà; una quota che sale al 78% tra chi ha un impiego irregolare. Molti di loro rinunciano a cure mediche e vivono in condizioni di deprivazione materiale e culturale. Problemi che riguardano anche gli anziani con un reddito inferiore ai 726 euro al mese.

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