PRATO - Stop sfruttamento e illegalità nel distretto, Sudd Cobas sfila nel centro di Prato. I committenti convocati a un tavolo istituzionale

Dopo l'aggressione che ha mandato all'ospedale un operaio in presidio, il sindacato torna a chiedere che la committenza si assuma la responsabilità di controllare le condizioni di lavoro nelle ditte a cui fornisce commesse. Il Comune di Montemurlo al fianco dei lavoratori. Domani il corteo dal Serraglio al Palazzo dell'Industria
Nadia Tarantino
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“I committenti devono decidere se continuare ad essere la causa del problema o parte della soluzione”. Sudd Cobas tira dritto e alla vigilia della manifestazione per i diritti e la dignità nelle filiere del Made in Italy insiste sull’assunzione di responsabilità della committenza rispetto alle condizioni di lavoro degli operai. E’ un treno in corsa il sindacato autonomo: i pugni che nei giorni scorsi hanno mandato all’ospedale uno dei lavoratori in presidio, sono ulteriore spinta alla lotta contro ogni forma di illegalità nel distretto. L’obiettivo non è far chiudere una ditta per lasciare il posto ad un’altra che offre le stesse condizioni di lavoro: “L’obiettivo – spiega Luca Toscano, anima del sindacato – è affermare la legalità, mantenere i posti di lavoro degli operai che hanno acquisito diritti. L’aggressione ad un nostro iscritto è avvenuta davanti ad una ditta che ha regolarizzato i lavoratori e poi, con la delocalizzazione, intende scaricarli e rimpiazzarli con altri” (una versione fermamente smentita dalla proprietà: “Qui se chiudiamo è perché i lavoratori in presidio fanno saltare le commesse e dunque i guadagni”).
A fianco di Sudd Cobas il sindaco di Montemurlo e presidente della Provincia, Simone Calamai: “Ho contattato alcuni committenti della confezione e ho trovato la disponibilità – le sue parole – a partecipare la prossima settimana a un tavolo di confronto con tutti i soggetti coinvolti a vario titolo in questa vicenda”. Calamai precisa che non si tratta di un tavolo sindacale quanto di “un incontro promosso da un’istituzione che vuol provare a far incontrare chi crede in una filiera sana e in un lavoro rispettoso dei diritti delle persone e della legalità”.
L’aggressione davanti alla confezione ‘L’Alba’, azienda a gestione albanese che conta più di 40 operai tra i quali diciotto tra bengalesi, cingalesi e pachistani iscritti al sindacato, è solo l’ultimo fatto di violenza contro chi bussa alle porte di Sudd Cobas per chiedere tutele. “Il distretto è una stratificazione di imprese, interessi e profitti – spiega Luca Toscano – una filiera sempre più lunga che noi scaleremo fino ad arrivare, con i nostri presidi, davanti alle vetrine dei brand”.
Domani, sabato 20 settembre, sarà il giorno della grande manifestazione organizzata da Sudd Cobas: partenza dal Serraglio, arrivo in via Valentini, sotto il Palazzo dell’Industria, casa del Sistema Moda chiamato a decidere “da che parte stare e come starci”. (nt)

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